Alla XXIX edizione dei Premi Goya , La Isla Minima ha vinto dieci premi, tra cui Miglior film, migliore regia, miglior attore protagonista, Javier Gutierrez. I premi, ne convengo, non rappresentano tutto. Ci sono film iper premiati che non valgono il prezzo del biglietto. La Isla Minima è un buon film. Nella Spagna del 1980, due sorelle , durante la festa del paese, spariscono nel nulla. Per ritrovarle, da Madrid vengono inviati due investigatori, Pedro e Juan. Il primo, di sinistra, chiuso e attento ai particolari. Il secondo, franchista, aperto agli altri ed empatico. Si compensano perfettamente, sebbene si comprenda sin da subito che a malapena uno sopporta l’altro. Le due sorelle, in questo paesaggio da giornate assolate e notti buie come la pece, vengono ripescate da un canale. Sono state seviziate e violentate, prima di essere uccise. Sin dal principio lo spettatore comprende che è al cospetto di un film crudo, diretto. Un thriller ambientato nel mezzo del nulla. Polvere e acqua, terra e paludi, case solitarie e ruderi, barche di pescatori e campi sconfinati, terminanti nel fiume e nel mare. Un investigatore indirizzato alla fine della carriera e della vita, il collega in cerca di promozione, presto padre. Uno violento, il secondo posato e attento. Non potrebbero essere maggiormente differenti. Il film funziona, in una tensione crescente che non abbandona mai lo spettatore. Paesaggi bellissimi, fotografia notevole. Mi auguro ci sia un seguito. Da vedere.