Il ritorno, per dare una spolverata

Ho attraversato un periodo di, almeno a tratti, grande difficoltà. Quest’estate non sono stato bene. Ora lo posso scrivere, è stato un momento difficile. All’inizio con crisi di panico che non ho riconosciuto e a cui non ho dato alcun peso fino a che non sono arrivato alla penultima crisi. Per fortuna non c’è stata l’ultima sennò mi avrebbero portato all’ospedale. Non lo dico io ma lo specialista che mi ha preso in cura. All’inizio avevo pensato a qualcosa di diverso rispetto agli attacchi di panico o ad un colpo di calore. Un amico chirurgo, Roberto, mi ha consigliato di fare tutti i controlli, cosa che ho fatto. Non ho neanche atteso, come mi aveva suggerito, 3-4 giorni per farli. Il primo giorno disponibile sono andato, a pagamento, a farli, i controlli. NEGATIVI, grazie a Dio, si dovrebbe dire così, per chi ci crede.  Da lì è stato evidente che non era una cosa fisica, sebbene il fisico l’avessi portato al limite, oltre il limite. Mi ha detto aspetta, sempre Roberto, qualche giorno e poi se non passa vediamo. Invece ho iniziato a stare sempre peggio al punto che sono arrivato a non riuscire a stare al mare più di 5 minuti. L’ultima volta sono arrivato in spiaggia, sono stato 5 minuti, il tempo di spogliarmi, rivestirmi, e venire via. Ho avuto difficoltà anche ad arrivare dal giornalaio sopra casa mia. A piedi, saranno 300 metri, sono arrivato e mi mancava l’aria, mi girava la testa, ma iniziavo ad immaginare cosa fosse, per cui ho preso a ripetermi, respira, respira tranquillo. Calma. Calma il respiro, calma il respiro. E poi la domenica, l’ultima, ho iniziato a sentirmi male in casa e ho capito che oramai di fisico non c’era proprio niente ma era solo qualcosa di mentale. A quel punto ho chiamato un altro amico, un neurologo e psichiatra, che il lunedì mattina mi ha voluto vedere. Purtroppo  la domenica era ad un matrimonio e  lunedì, eh, mi ha trovato veramente a pezzi. Faccio una piccola digressione poiché ho letto una dichiarazione di Speranza, nuovo ministro della sanità, che la sanità deve essere per tutti, per chiunque da nord a sud, di qualunque colore e provenienza esso sia.  Tutto giusto. E’ tutto bello. Bellissimo. Peccato che quel che ho fatto, l’ho fatto sempre a pagamento e attraverso le amicizie. Amici, amici veri che mi hanno aiutato. E per fortuna che ho amici dottori e che ho pure soldi da spendere,  mi riferisco ai controlli che, per l’ovvia celerità, ho fatto privatamente, pagandoli di tasca mia.  Ma ci mancherebbe, mi sentivo male. Ho fatto i controlli senza andare al pronto soccorso per cazzi miei ma in un centro privato e ho pagato e dopo 2 giorni  avevo già tutti i risultati. Chiusa la parentesi sulla sanità per tutti, che è una bella utopia. Se non c’hai i soldi e le amicizie, ( amici che ti visitano pure a casa). Il lunedì mattina con la visita m’ha trovato in una condizione pietosa ed è stato lì che mi ha detto che un altro attacco e t’avrebbero portato all’ospedale. Ti facevano una flebo, ti davano un calmante, ti rimandavano a casa e punto e a capo. Fatta la visita e scritta la ricetta mi sono trascinato in farmacia, dove ho comprato i medicinali. Stavo malissimo. Proprio da non aver la forza, una volta giunto a casa, di terminare il pranzo. Ho iniziato la cura e sono crollato fisicamente;  per una settimana ho quasi solo dormito perché fisicamente ero sfinito dai doppi allenamenti, dal caldo arrivato tutto in una volta accompagnato dall’allergia e anche dalla mia stupidità, ( per finire l’ultimo allenamento della settimana oltre ad una pasticca di caffeina avevo preso pure uno shot di caffeina liquida). Ovviamente l’allenamento l’ho finito col fiato corto ed è stato un miracolo riuscire a tornare in casa in auto. Credevo di svenire al volante. Un demente. Eppure mi sono fermato perché c’era un vecchietto che attendeva di attraversare.  Ho fatto delle puttanate, oramai è più che evidente,  che mi hanno portato a stare molto peggio di quanto non sarei stato se mi fossi fermato per tempo. Oltretuttoci metto pure la testa dura che non m’ha portato a chiedere aiuto agli amici quando sarebbe stato più utile, ossia all’inizio delle crisi, quando avevo iniziato a comprendere che c’era qualcosina che non andava.  Così magari, più che  magari sicuramente, i problemi sarebbero stati superati subito. Invece, passata la prima settimana, dopo una nuova visita,   mi ha cambiato cura. Adesso sono passati due mesi e sono al quarto cambio.  Al quarto, al quinto, sinceramente ho perso il conto e ancora non sono guarito del tutto, non mi sono ripreso del tutto. Ora le cose stanno così: altre tre settimane, di cui una è quasi passata, con l’ultimo cambio.  Sperando che le cose si stabilizzino definitivamente; purtroppo dei medicinali hanno avuto degli effetti collaterali molto fastidiosi. Un medicinale se non me lo avesse interrotto ci sarei andato all’ospedale. Io purtroppo ho le allergie anche ad alcuni farmaci. Io purtroppo sono abituato a non prendere farmaci, anche per scelta mia, se proprio non costretto e ad avere una vita molto pulita. Niente tabacco, niente droghe, niente alcolici,  quindi medicinali su di me, oltretutto essendo allergico ad alcuni principi attivi, risultano molto forti. Quindi adesso siamo al quinto cambio.  Cambio significa che non smetti una cosa e ne prendi un’altra. Diminuisci una e ne metti un’altra per compensare l’effetto della prima, dimezzi una e raddoppi l’altra, magari mutando l’orario di assunzione. E quindi sì, nell’attesa delle ultime due settimane e mezzo che rimangono Se le cose vanno bene va bene così, sembro Vasco,  se le cose vanno male bisognerà intraprendere una cura più importante e più impegnativa e diversa. Questo è il motivo per cui non ho più scritto, perché non avevo neanche voglia, tempo si, tempo ne avevo, ma voglia no. Fondamentalmente per un periodo ho smesso proprio di fare sport, all’inizio dietro consiglio medico, poi avrei dovuto riprendere in modo leggero e allora ho ricominciato con la corsa, perché comunque la corsa Mi dà qualcosa, mi fa stare bene, mi regala una sensazione positiva.  Ho ripreso a fare un po’ di pesi, ma robe da nonni felici, nell’ordine delle decine di kg,  mentre pugilato e la Thai boxe per ora no. E neanche mi mancano. In questo momento ho ripreso ad avere orari assai meno sfalsati. Per un certo periodo sembrava che fossi tornato dall’altra parte del mondo. Sveglio di notte, sfinito di mattina, recuperavo le energie nel pomeriggio e di sera ero vispo e pieno di energie.  Ora vediamo come va. Perché parlare di queste cose? Sinceramente ne ho parlato poco con le persone, quelle poche, che avevo vicine.  Ovviamente i miei familiari lo sanno, sanno tutto. Ma è stato un amico a frenarmi a causa del suo comportamento.  Mi è spiaciuto molto che un amico che mi aveva invitato a una cena, a cui ho detto che non potevo partecipare perché non stavo bene, non è stato lì ad approfondire. Di solito a chi ci chiede come stiamo rispondiamo bene o, al massimo, non male, a lui ho detto la verità, che non stavo bene. Per esattezza e correttezza gli ho detto “non sto bene, poi ti spiegherò” e lui non ha domandato nulla. Né lì né in seguito.  Perché c’è stato un seguito, dovuto a un’altra cena. Mi ha mandato un whatsapp in cui mi avvisava dell’uscita e che me lo faceva sapere per dovere, sapendo, supponendo che non sarei andato. C’è una cena l’indomani, e me lo faceva sapere per  “opportuna conoscenza”.    Ovviamente ho nuovamente risposto che non potevo partecipare, che mi spiaceva ma non stavo ancora bene. Ok. Questa persona non l’ho più sentita se non per farmi sapere che mi ero perso una cena divertentissima. Da allora più nulla.  Penso ce l’abbia con me.  Ma io a una persona che mi dice che non sta bene, una persona cui tengo, poi è vero, si,  che avevo detto Ti farò sapere e non gli ho fatto più sapere nulla, però se una persona, cui tengo, mi dicesse “non sto bene” chiederei come minimo Cosa c’è che non va, Cos’hai che non va, Perché stai male. Invece è morta lì, anzi è diventata quasi una sorta di ferita, quasi un’offesa. Dove l’offeso pare lui, quando dovrei essere io.  Difatti poi uscendo a cena con un amico comune, (non posso bere alcolici ma, se si sta bene, a cena uno va per la compagnia), è venuto proprio fuori il discorso di Alessandro, si chiama Alessandro, che ce l’ha con me mentre il comune amico ha detto di no.  Così, parlando, siamo entrati nell’argomento e gli ho spiegato della situazione così com’era, di come stavo,  e poi, naturalmente come quando si parla tra amici, è venuto fuori il discorso che è la seconda volta che mi curo. Da quando sono, ero, ragazzo è la seconda volta che mi capita. La prima volta era stata con Linda, la mia ex che lui conosce.  E allora Davide, così si chiama il mio amico,  ha detto “quando vi siete lasciati” e io ho detto di no. No, anche se non stavo bene, com’è normale quando si chiude una storia importante, non era quando ci siamo lasciati definitivamente. Io prendevo degli psicofarmaci che soprattutto agivano a livello dello stomaco quando stavo assieme, perché non ero tranquillo. Quando stavamo assieme non stavo bene.  Chi è vicino a una persona dovrebbe aver vicino una metà che comunque gli crea meno tensione possibile, che gli allevia le tensioni, che ne allegerisce il carico. Invece con lei era una tensione continua, uno scontro continuo, c’era sempre la paura di dire qualcosa di sbagliato, di fare qualcosa di errato, di offenderla perché pure lei soprattutto lei c’ha un passato difficile;  mancato il padre che era piccola e non è mancato perché è morto ma perché è andato via con un’altra e quindi è cresciuta dovendo andare a lavorare, dovendo interrompere gli studi che poi ha ripreso comunque lavorando, con una madre che è una principessina servita e riverita e quindi ecco che, quando poi eravamo a casa da soli, lei diventava una persona che nessuno poi dall’esterno poteva lontanamente immaginare. Slanci di dolcezza e rabbia.  Silenzi e pianti.  Alla fine, comunque, al netto di tutto ci stavo anche bene, perché la ammiravo e ovviamente la trovavo bellissima, ma poi fisicamente, dentro di me, ci stavo male. Così con Davide, di cui sono stato testimone di nozze, mi sono lasciato andare dicendo cose che non avevo detto mai in precedenza e mai avrei pensato di dire un’ora prima. Neanche lui sapeva della situazione. Lui che aveva immaginato che fossi stato male per esserci lasciati. No.  Quando ci siamo lasciati non sono stato male, da quel punto di vista. Non ho dovuto prendere niente, nessun medicinale  o altre cose simili. Niente per tirarmi su. Sono andato avanti perché avevo accettato che assieme non funzionavamo, assieme non potevo starci ancora. Se con una persona non ci puoi stare è inutile portarla avanti. Amici magari, può darsi, potevamo essere grandi amici ma no, compagni mai. E quindi è stato giusto così. E così ne parlo, ne scrivo perché non è che si debba vergognare di star male, di mettere un ginocchio a terra. Il difficile poi sarà ed è il rialzarsi.  Anche se nettamente meglio ancora non sono guarito. Il mio problema di fondo è che non ho mai utilizzato assiduamente i medicinali. Come già scritto ad alcuni sono allergico. Questa è una delle rarissime volte in cui assumo medicinali, per un medio periodo, e ne assumo vari. E ammetto che ci sono stati diversi effetti collaterali, in questa lunga estate.  Dagli sbalzi di temperatura, caldo e poi freddo, oppure brividi e poi fiumi di sudore, al mal di stomaco, al mal di testa, al non riuscirmi ad alzare la mattina fino all’aumento di peso.  L’aumento di peso, che è un classico, anche se uno va a correre tutti i giorni però purtroppo la bilancia segna quotidianamente un etto in più. Ero arrivato a 97 kg, adesso sono attorno ai 94. Mi viene da sorridere. Durante una visita il mio amico dottore mi ha detto” Preferisci essere tirato e stare male o avere un po’ di pancia e stare bene?”.  Ovvio che preferisco stare bene. Io poi ci ho tirato fuori pure una mezza barzelletta, perché su una cosa così, anche se è seria il giusto, è corretto pure riderci un po’ su.  Dottore, Mi è venuta la pancia,  e Lui, preferisci stare male? Dottore, non dormo più, e lui, preferisci stare male? Dottore la mattina non c’ho un filo di energia, e lui, preferisci partire lento o stare male? Dottore, non mi tira più neanche il pisello e, prima che risponda, forse è meglio che sto male. A parte tutto, all’inizio è vero, che lì sotto è tutto morto.  Si,  non mi sono fatto mancare quasi niente. Manco qualche sbalzetto d’umore con qualche fiammata. Per fortuna quel medicinale con quell’effetto me lo ha dimezzato. Già di mio ho un caratterino peperino e non ho bisogno di un additivo per mettere il turbo.  Già di mio sono una persona con un carattere abbastanza forte, deciso e con quel medicinale specifico veniva fuori una personalità ancora più aggressiva che comunque, normalmente, grazie all’educazione ricevuta e  allo sport, tengo tranquillamente a bada. I primi giorni dopo un cambio delle cure sono buoni tutte le volte. Ora tocca solo aspettare e vedere, sperando che questa sia la volta buona. Mi sembrava giusto parlarne dopo un così lungo silenzio. Vi ho raccontato un po’ di cavoli miei, ogni tanto ci vuole. Prima di chiudere un plauso all’Associazione Luca Coscioni a Luca Cappato e a Filomena Gallo. Un piccolo, grande, passo è stato fatto.

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