Uomini senza donne , Murakami Haruki

A volte si diceva che sarebbe stato preferibile se fosse rimasto all’oscuro di tutto. Ma era fondamentalmente convinto che – in qualunque circostanza – sapere è sempre meglio che ignorare. Doveva conoscere la verità, per quanto grande fosse il dolore che comportava. Solo la conoscenza della verità rende gli essere umani più forti.

A quella proposta inattesa, Takatsuki parve stupito. Anzi, inquieto. Sollevò un poco le sopracciglia dalla forma elegante e posò su Kafuku uno sguardo circospetto. Come se si chiedesse se non ci fosse qualcosa sotto. Ma non riuscì a leggere sul suo viso nessun secondo fine. Kafuku aveva assunto l’espressione pacata che ci si aspetta da un uomo che ha perso da poco la moglie, dopo aver passato con lei tanti anni della sua vita. La superficie di un lago che ritrova la quiete quando si placano le onde.

Sembra quasi che sia io a consolare lui, si diceva Kafuku mentre con Takatsuki si scambiavano tanti ricordi. Se mia moglie potesse vederci, che effetto le farebbe? A quell’idea provava una strana sensazione. Ma i morti con ogni probabilità non avevano più né pensieri né sensazioni … Dal suo punto di vista, era uno dei vantaggi della morte.

Kafuku taceva. Prolungò al massimo, al limite estremo, quel silenzio.
– In conclusione, però, l’ho persa –disse infine . – L’ho persa poco per volta mentre era ancora in vita, e poi del tutto. Come se venisse lentamente erosa, finché è stata trascinata via, con tutte le radici, da una grande onda. Capisce cosa voglio dire?
– Credo di si.
No, questo non lo puoi sapere, pensò Kafuku.
-La cosa più dolora, per me – proseguì, – è che non sono riuscito a capirla, o perlomeno a capire una parte importante di lei. E adesso che è morta, so che probabilmente non lo capirò mai, e me ne andrò così. Lasciando un piccolo scrigno sepolto in fondo al mare. A questo pensiero, mi si stringe il cuore.
Takatsuki rifletté sulle parole che aveva appena sentito.
– Si, signor Kafuku, – disse poi, – ma chi è che può capire del tutto un’altra persona? Anche amandola profondamente.

Per quanto ci sia comprensione reciproca con una persona, per quanto la si ami, non si può leggere nel cuore di qualcun altro come in un libro aperto. Se ci proviamo, andiamo incontro solo a sofferenza. Ma se cerchiamo di guardare nel nostro cuore, se ci sforziamo davvero di farlo, alla fine ci riusciremo, questo si. Quindi, in conclusione, quello che dobbiamo fare è venire a patti col nostro cuore. Se desideriamo davvero capire qualcuno, possiamo soltanto guardare dentro noi stessi. Questo è ciò che penso.

Kafuko lo guardò in silenzio negli occhi. Lui questa volta non distolse lo sguardo. Si scrutarono a lungo. E negli occhi l’uno dell’altro videro una luce. Una luce come lo sfavillio di una stella cadente.

Misaki abbassò il vetro e con l’accendisigari della macchina si accese una Marlboro. Aspirò profondamente il fumo, gli occhi socchiusi. Lo tenne per un po’ nei polmoni, poi lo soffiò lentamente fuori dal finestrino.
-Potrebbe esserle fatale, lo sa? – le disse Kafuku.
– Bè, se è per questo, la vita stessa è un rischio fatale.
Kafuku rise.

Arrovellarsi su cose del genere non serve a niente. Tutto quel che possiamo fare è cercare di sopravvivere, mandare giù e andare avanti-
– Allora tutti dobbiamo recitare?
– Si, più o meno è così.

Già, se mettessi nella preparazione del concorso lo stesso ardore che ho messo nello studi del dialetto del Kansai, adesso non sarei ronin per il secondo anno consecutivo … – fece Kitaru.
Proprio così, pensai. Anche il vizio di fare un’idiozia e poi darsi del cretino era tipico del Kensai.

Forse, però, da giovani è necessario fare qualche esperienza dolorosa, passare qualche momento difficile. In una certa misura. E’ un modo per crescere, no?
– E’ quello che pensi?
– Si. E’ come per gli alberi. Per diventare alti e robusti, hanno bisogno di resistere a un inverno lungo e rigido. In un clima mite, mai troppo freddo, il tronco non potrebbe formare un anello dopo l’altro.

La musica ha il potere di resuscitare i ricordi con tale fedeltà, con tale intensità, che a volte fanno male.

Per Tokai , già solo pranzare o cenare con questa signore, bere e conversare con loro, era un sincero e genuino piacere. Il sesso era soltanto un modo di prolungarlo: un appagamento supplementare, diciamo così. Non era quello il suo obiettivo ultimo. A lui interessava soprattutto il rapporto confidenziale e intelligente con donne seducenti. Il resto veniva dopo. Motivo per cui queste ne rimanevano facilmente affascinate e apprezzavano senza ripensamenti il tempo passato con lui. Col risultato che lo accoglievano con gioia nella loro intimità.

Non c’è operazione estetica che possa alzare le capacità intellettive di una persona.

Tante persone sono convinte, chissà perché, che tutti abbiamo il dovere di patire le loro stesse disgrazie.

Un gentiluomo non parla delle tasse che ha pagato, e delle donne con cui è andato a letto, – dichiarò una volta.

Arriva il giorno in cui anche una scimmia cade dall’albero.

Come la maggior parte delle persone di buona famiglia che hanno ricevuto un’ottima educazione e non hanno mai conosciuto difficoltà economiche, il dottor Tokai fondamentalmente pensava solo a se stesso. Tuttavia – l’ho già detto – , era capace di conversare in modo gradevole mostrando interesse per il suo interlocutore.

Mi è capitato non so quante volte di stare con donne più avvenenti di lei, donne che avevano un fisico molto più bello, che erano più intelligenti e avevano un gusto più raffinato. Ma è un confronto che non ha senso. Per qualche motivo, lei per me è un essere speciale. La amo nella sua totalità. Tutte le sue qualità hanno come un nucleo comune, un nocciolo, qualcosa di suo e solo suo … non ha senso estrapolare una sola caratteristica e fare paragoni con un’altra persona. E’ qualcosa in quel nucleo che mi seduce irresistibilmente. Come un magnete potentissimo. Al di là di ogni ragione.

E’ troppo facile dall’esterno, a posteriori, mettere in discussione con supponenza il comportamento di qualcuno o scuotere la testa con commiserazione. Se nel nostro operato non intervenisse un organo che ci spinge ad altezze vertiginose o ci fa precipitare storditi in fondo al baratro, un organo che a volte ci mostra splendide visioni, a volte ci induce a cercare la morte, la nostra vita sarebbe una cosa ben squallida. Si ridurrebbe ad una serie di abitudini.

Era una scena distaccata dalla realtà. Ma sapeva bene che la realtà a volte si distacca da se stessa.

E alla fine lei raggiunse chiaramente l’orgasmo. Il suo corpo si contrasse più volte. In quei momenti, anche i lineamenti del suo viso sembrarono stravolgersi. Vedendola così, Habara riuscì a immaginare la ragazza che doveva essere a diciassette anni, quasi potesse scorgere un paesaggio guardando da uno spiraglio. Quella che teneva ora tra le braccia era un’adolescente assillata da un pensiero, e imprigionata per caso nel corpo di una casalinga di trentacinque anni.

Accolse la solitudine e il silenzio con molta naturalezza, come il terreno arido assorbe la pioggia.

I ricordi in qualche modo danno forza

Ma dice cose divertenti, questo qui, – fece il tipo grosso. – Che ridere …
– Rida più tardi, per favore, quando ci ripenserà con calma, – gli rispose Kamita.

Sinceramente da qualche parte c’è una donna adatta a te. Non penso avrai difficoltà a trovarla. Io non sono stata capace di diventarlo, e ti ho fato una cosa crudele. Ne sono veramente desolata. Ma tra noi due, fin dall’inizio, era come … come dei bottoni sfasati rispetto alle asole. Tu sei una persona che può trovare la felicità in modo più semplice.

Non gli veniva in mente nulla. Il mondo era un immenso oceano privo di punti di riferimento, e Kino una barchetta che aveva perso carta nautica e ancora.

Quando si svegliò, nel letto, si accorse di essere diventato Gregor Samsa. Era supino e guardava il soffitto.

Dopo, rimase a lungo seduto dove si trovava, lo sguardo perso nel vuoto. Mentre respirava a fondo, le mani sul tavolo, fra le palpebre socchiuse guardava i fiori bianchi nel vaso. Un senso di sazietà lo invase lentamente, come la marea che arriva a coprire la spiaggia. La voragine nel suo corpo andava colmandosi e togliendo gradualmente spazio alla sensazione di vuoto.

Una cosa sola comprendeva bene : desiderava incontrare di nuovo quella ragazza gobba. Anelava a rivederla. Parlare con lei per ore, uno di fronte all’altra. Scoprire insieme, a poco a poco, il mistero del mondo. Voleva guardarla da angoli diversi mentre si scuoteva per rimettere a posto il reggiseno. E possibilmente toccare tutto il suo corpo. Sentire sotto le sue dita la morbidezza e il tepore della sua pelle. Salire e scendere con lei, insieme, uno accanto all’altra, le scale del mondo.

Poi l’uomo, senza aggiungere nulla, riagganciò. Cautamente, come quando si posa per terra un fragile oggetto d’arte. Io rimasi in piedi dov’ero, il ricevitore insulsamente in mano.

Ci siamo incontrati nel periodo sbagliato. E’ come se avessimo frainteso il giorno dell’appuntamento. Il luogo e l’ora erano giusti, il giorno no.

Quando lei se n’è andata, sono caduto in un abisso di angoscia di cui nessuno conosce la profondità. E’ qualcosa che nessuno può sapere. Visto che nemmeno io me lo ricordo tanto bene. Quanto ho sofferto? Quanto dolore ho sentito in petto? Sarebbe bello che a questo mondo esistesse uno strumento per misurare in modo semplice e preciso la sofferenza. Così si potrebbe poi quantificarla in cifre e segnare il numero esatto da qualche parte. E se quello strumento lo si potesse tenere sul palmo di una mano, sarebbe perfetto. Ci penso ogni volta che regolo la pressione delle gomme.

In ogni caso, è così che diventi uno dei tanti uomini senza una donna. In un attimo. E una volta che lo sei diventato, la loro solitudine ti si attacca addosso per sempre, è un colore che ti entra dento, come una macchia di vino su un tappeto chiaro. Farla sparire è un lavoro improbo. Col tempo può darsi che sbiadisca, ma almeno finché respiri resterà lì, indelebile. Ha le sue prerogative di macchia, che includono a volte il diritto di parola. E tu dovrai vivere insieme alle sue piccolo variazioni, insieme ai suoi contorni che prendono significati mutevoli. In quel mondo, anche la vibrazione dei suoni è diversa. Anche il modo di schiarirsi la gola. E la velocità a cui cresce la barba. Le reazioni del commesso di Starbucks. Persino gli assolo di Clifford Brown ti sembrano differenti. E il modo in cui si aprono le porte dei vagoni della metropolitana. Andando a piedi da Omotesando a Ayoama i-chome, la distanza non ti parrà più la stessa. E se per caso in seguito incontri un’altra donna, anche se la trovi meravigliosa ( anzi, tanto più se la trovi meravigliosa9, da quel momento inizi a pensare che la perderai. Basta un’ombra che ti faccia venire in mente i marinai, il suono della lingua che loro parlano (greco? estone? filippino?) per metterti in allarme. I nomi esotici dei porti del mondo intero ti spaventano. Perché sai bene cosa significhi diventare “uomini senza donne”. Sei un tappeto persiano dai colori delicati, su cui la solitudine è una macchia indelebile di Bordeaux. La solitudine viene dalla Francia, il dolore alla ferita dal Medio Oriente. Per gli uomini che hanno perso una donna, il mondo è un grande e doloroso miscuglio, l’immagine stessa della faccia in ombra della luna.

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