Vasco Rossi LiveKom 015 – Bologna

Reduce dal concerto di ieri sera, il primo dei due che si terranno consecutivamente nel capoluogo emiliano, eccomi qui a fare un breve resoconto della giornata. Pur avendo il posto numerato, sono giunto con discreto anticipo, un po’ per il parcheggio e pure per godermi lo spettacolo prima dello spettacolo. E’ straordinario vedere come Vasco attraversi i decenni. Si potevano osservare, vicini, uomini dell’età del cantante di Zocca, ( pur se , nella maggior parte dei casi, gli anni venivano portati assai peggio, oserei dire con meno eleganza), e ragazzine scatenate. E’ un artista veramente trasversale. Io, che ho avuto modo di osservare diversi concerti, ( non scrivo molti, per non tirarmela), ho notato che questo accade solo con lui. Ci sono artisti che, a livello di trasversalità, possono avvicinarsi, ma nessuno fa i numeri di Vasco. Sentivo dei 60.000 a sera di Milano. Ieri eravamo attorno ai 40.000. Tanti giovani, molti giovanissimi come pure cinquantenni e oltre. Straordinario. Al contempo straordinario come decine di migliaia di persone lo seguano come una guida. Col suo carisma poteva fare il politico o il religioso e avrebbe avuto successo. Gli è capitato di fare l’artista e ci riesce benissimo. Molti , pure, lo criticano. Si dice , o lo ami o lo odi. Il mio , come sentimento, si avvicina più all’amore. Certamente lo stimo. Come uomo, ho iniziato a farlo non da moltissimo. Gli riconosco, ( posso farlo solo attraverso i testi), una maturità umana che pare arrivata , in tutta la sua interezza, negli ultimi anni. Non mi riferisco alle menate filosofiche e simili. Parlo dei testi. I critici ora obietteranno, maturità dei testi e Vasco nella stessa frase? Si. Se non si avessero preconcetti, si potrebbe vedere oltre la singola parola. Passando al concerto ma restando in tema, alcuni passaggi mi han fatto sentire sul corpo una sensazione di pesantezza. Non arrivo a parlare di tristezza,ma sicuramente mi han fatto riflettere. Diciamocelo chiaro: le ultime canzoni di Vasco non sono una botta di vita. Lui, in questo tour, ( scelta che reputo corretta), ha deciso di inserirle tutte in scaletta. Benissimo. Si è creata, per mio gusto, una dicotomia tra il nuovo e il vecchio. Quando sono iniziate le note di Rewind, il pubblico è impazzito, quasi a dimostrare la necessità di uno sfogo. Sin dal principio eravamo stati pestati dalla potente batteria di Will Hunt. Lì, sulle note di Rewind, moltissimi hanno preso a saltare e rimbalzare come molle. C’era bisogno di uno sfogo. I nuovi arrangiamenti, quelli che hanno fatto storcere il naso a tanti, per via della chiamata in causa dell’heavy, a me sono piaciute. Io, che il primo concerto che ho visto, sono stati gli Iron Maiden a Bologna, oltre venti anni fa, ho apprezzato. In ogni caso, il suono regge i testi e quest’ultimi reggono il suono. A volte si è sul punto di scivolare, ma non accade. Non tutte le canzoni però, soprattutto quelle vecchie, si prestano a sonorità tanto potenti. Lì si torna all’antico o quasi. L’acustico viene in soccorso. E’ un’altalena, una sorta di giro sulle montagne russe. Il nuovo e il vecchio si mischiano. Vasco, a dispetto dei pregressi e dell’età, seppur cambiato, si fa ancora rispettare. E’ un animale da palco. Grazie ai maxi schermi , ogni sua smorfia non va persa e il suo volto trasmette tantissimo. A momenti è serio, in altri pare commuoversi. In un paio di occasioni, lacrime parevano inumidirgli gli occhi. Vai a sapere se era collirio, le forti luci che inondavano il palco oppure l’emozione di vedere migliaia di persone pendere dalle sue labbra. Ogni suo gesto veniva corrisposto. Ogni minimo accenno. Un moderno predicatore cui i fedeli, accorsi in massa, ricambiavano l’atto di fede. Vasco fa parte della vita di ognuno di noi. Ogni suo fruitore di concerti e dischi, ha legato almeno un ricordo ad una sua canzone. Dico uno, tenendomi bassissimo. Lui è , a seconda di occasioni e persone, l’amico, il fratello, il compagno, il marito, il padre. Ha assunto, inconsapevole camaleonte, mille forme. E’ importante. Ha fatto parte della mia vita, delle nostre vite. Ieri sera, cantando a squarciagola, l’ho ringraziato. Essere lì, felice, cantando ogni singolo testo, era il mio modo di partecipare a quella liturgia laica. Un atto di fede, di vita. Non ho dormito che poche ore. Sono stato quasi più tempo in auto che nello stadio, eppure, o forse anche per questo, è stato Stupendo. Ah, il momento più bello è stato vedere scomparire nel cielo, accompagnato dalle note di, ( se non ricordo male), Gli angeli, una lanterna volante. Partita dal prato, lentamente ha guadagnato il cielo, sorvolando migliaia di teste. Con uno slancio ha superato la curva, anch’essa stracolma, e si è arrampicata nel buio della notte, fino a diventare indistinguibile. Evocativo.

p.s. diversi spettatori, in tribuna, invece di seguire il concerto, erano presi ad aggiornare facebook. Tristi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *