Riphagen, film 2016

Film di guerra sulla figura, purtroppo realmente esistita , di Bernardus Andreas Riphagen, soprannominato Dries. Dries Riphagen era un delinquente che, vedendo possibilità di guadagno, si era messo a collaborare con le SS per scovare gli ebrei nascosti in Olanda durante gli anni di occupazione nazista. Si conta che riuscì a far catturare e uccidere circa 200 persone. La carriera criminale di Riphagen inizia molto prima, quando, marinaio, si imbarca per il Nord America a 16 anni e vi risiede per due anni, lavorando per una compagnia. Allora, per il modo di vestire, era soprannominato Al Capone. Sin da giovane è antisemita e delinque, facendo il protettore. Amante dei gioielli , dell’oro e del lusso , entra a far parte di un’organizzazione dedita al mercato nero. E’ immischiato anche nel riciclaggio di gioielli , nel mercato di auto e nel gioco d’azzardo. Quando arrivano i tedeschi, lui è un delinquente di livello. Ed è a questo punto che lo incontriamo, nel film. Quando, sicuro di sè , è un collaboratore dei nazisti, a L’Aja. Collaborare coi nazisti era piuttosto lucroso, venendo pagati da 7 corone e mezzo, come mostrato nel film, fino a 40 corone per ogni informazione fruttuosa. Riphagen però non poteva accontentarsi. Tutto ciò che veniva sequestrato agli ebrei  diveniva proprietà del Reich. Questo a Ripaghen proprio non andava giù. E quì , come ben esposto nel film, venne fuori il suo lato più criminale. Col suo socio e collaboratore, Joop Out, fecero di Amsterdam il loro centro di azione. Con la promessa di aiutarli, promettevano agli ebrei abbienti, appena catturati, la salvezza. Un multi level marketing. I primi ebrei che si credevano in salvo, presentavano altri amici e parenti e questi, rincuorati, altri amici e parenti. Si fidavano dell’uomo che prometteva di aiutarli, affidandogli beni e proprietà. Quando la rete di conoscenze giungeva a termine, Riphagen denunciava gli ebrei e li faceva arrestare. Nella realtà, il gruppo di cui faceva parte Riphagen fece arrestare circa 3.400 ebrei, tra aprile e settembre 1943. L’ultimo anno della guerra, il nostro mostro lo passò ad Assen, cercando di catturare piloti alleati abbattuti e armi alleate paracadutate . Finita la guerra, uno si aspetterebbe un bel cappio al collo o un plotone di esecuzione. Niente di tutto questo. Prima, in cambio della collaborazione, lavorò con i nativi servizi segreti olandesi, poi, come il suo socio in affari, fu messo agli arresti domiciliari.   Riuscì, grazie ad alcune complicità, a fuggire all’estero , nascondensosi in una bara; si stabilì prima in Spagna, poi in Argentina, quindi nuovamente in Spagna. E’ morto in Svizzera nel 1973. Il film è bello e ben recitato. Essendo una storia vera, fa rabbia. Soprattutto fa rabbia vedere come , un uomo senza scrupoli, sia riuscito a passare attraverso la storia senza rendere mai conto di ciò che aveva fatto. Da vedere? Si.

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