Pascal, Radio 2, Natale, Famiglia, Nonni

Il primo giorno della prossima settimana, se tutto andrà come deve, sarò ospitato, con un mio racconto, a Pascal, programma condotto da Matteo Caccia su Radio2. Neppure ricordavo di averlo spedito, il racconto. In realtà è una parte di un vecchio racconto, ricordo di 10 anni fa. Bologna, Bolognina, bar. Di cosa parli, non lo scrivo , almeno non ancora. Però c’entrano i nonni, un nonno in particolare ed un avvenimento a lui legato, un pomeriggio ed un oggetto. Ritrovato a Bologna. Un po’ faccio il verso a Proust e alla Petite Madeleine. In fondo tutti abbiamo un odore, un sapore, un colore, un luogo, un oggetto, un profumo che all’improvviso ci conducono altrove. Anche a me è accaduto. Essere riportato nuovamente indietro, a 10 anni fa e poi a quasi 30 anni fa, mi ha procurato gioia ma pure dolore. Arriva il Natale , occasione in cui ci ritrovavamo tutti, quando ancora erano vivi i nonni, e ognuno starà per conto suo. Finchè è stato vivo Armando, il nonno cui il racconto è dedicato, il padre di mia madre, tutti ci ritrovavamo assieme. Mia madre è la settima figlia. Intuibile che fossimo tanti. Oggi siamo pure di più, coi figli dei miei cugini, ma , come scritto, ognuno starà per proprio conto, con le rispettive famiglie.  Armando, mio nonno,è morto per terzo. Prima il padre di mio padre, Pietro, poi sua moglie, Rosa, poi appunto Armando. Sua moglie , Rosa, è mancata pochi anni fa. Con lei in vita ci ritrovavamo ancora, non tutti, ma comunque ci si impegnava. Mancata lei si è tentato, ancora, poi è morta mia zia, ( mia nonna stava a casa sua), e tutto si è spento definitivamente o quasi. Io sono un po’ orso e non mi sono mai sforzato di portare avanti la tradizione. Però, per colpa del racconto, sarà anche che mancano solo due settimane a natale, tutto mi è tornato in mente. Quelle giornate trascorse tutti assieme. Non è che ci amassimo appassionatamente, nè che apprezzassi tutti i miei parenti, però non comprendevo quanti fossi fortunato. Non capivo soprattutto che dono fosse avere i nonni ancora in vita. Erano il collante di tutto. Il motivo per cui tutti, volenti o nolenti, ci ritrovavamo per le feste comandate. E Natale era l’occasione più magica. Oggi, col fatto che non tutti risiedono in Italia e comunque stiamo pure a centinaia di chilometri, neppure per i funerali capita che ci siamo tutti. E’ capitato. La disgregazione di una famiglia che pareva indistruttibile e invece finirà quando non ci saranno più alcuni zii. Inutile avere il medesimo cognome, che poi io neppure ho, se poi non ci impegnamo. In fondo credo sia normale. Quando il ricordo sarà nuovamente finito in un cassetto, in mezzo a infiniti altri, questo malessere, dovuto a ciò che c’era ed ero e non c’è più, nè sono più, svanirà. Sono mesi che non vado più neppure al cimitero. A ognuno la sua vita. In ogni caso, se ce li avete, voi che leggete, godetevi i nonni e pure i genitori, magari mettendo via un po’ d’orgoglio e di egoismo.

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