Per dieci minuti, Chiara Gamberale

Mi avevano trascinata al cinema, al parco, al karaoke, allo stadio, in vacanza, non si sottraevano alle telefonate inutilmente lunghe senza “tu” ( come stai? Cosa pensi? Che fai? Ti permetti di esistere, nel frattempo?) e piene solo di “io” ( non esisto più, sto male, voglio morire, e ora che faccio?) con cui li torturavo.

Si diventa così sordi, quando la paura di perdersi supera quella di trattenersi…

Così, nei primi mesi per necessità, forse adesso per pigrizia, questa casa si sta trasformando in un’arca di Noè, un posto dove difendersi da quel diluvio universale che è la solitudine e sbracare tutti insieme, fra animali di specie diverse – soli per scelta, soli per vocazione, soli perché capita, soli perché abbandonati.

Certo, sto scoprendo che le persone smarrite hanno un istinto eccezionale pe trovarsi fra di loro, facendo lo slalom fra famiglie felici, le coppie che funzionano, quelle che non funzionano più ma comunque vanno avanti, le loro dolci abitudini del weekend.

Ogni tanto cado all’indietro, o forse chissà, prendo una rincorsa.

Chissà perché certi abbandoni sono così netti e certe riconquiste così vaghe.

E ogni volta, finita la settimana avevo la vaga impressione che la gente con cui avevo pranzato conoscesse quel segreto che per me e Mio Marito si faceva sempre più impenetrabile : come si fa a volersi bene senza farsi troppo male, fondamentalmente.

Già” fa il professore. “ E una minore intensità di aspirazioni senza dubbio permette a Berthe una maggiore coincidenza con la propria vita.”

Una minore intensità di aspirazioni senza dubbio permette una maggiore coincidenza con la propria vita.

Cosa?  Cosa è successo? E’ successo che Mio Marito ha perso, dentro di sé, la strada di casa : e avrebbe bisogno di qualcuno che, come Pollicino, lasciasse un sassolino dopo l’altro, per indicargliela. Avrebbe bisogno di me. Però , dopo lo shock dell’abbandono, anch’io, dentro di me, ho perso quella strada. Anch’io avrei bisogno di Pollicino. Avrei bisogno di lui.

Purtroppo e per fortuna, però, bisogna essere in due a voler essere in due, Chiara.”

perché siamo ognuna uguale solo a se stessa. Com’eravamo noi, tutti, in quella fila, dietro o davanti alla cassa. Uguali solo a noi stessi, con la speranza di affidare a un’altra storia la nostra. Per perderla, per ritrovarla. Per rimediare, in qualche modo, all’esistenza.

E’ faticoso non essere a disposizione  di chi amiamo, Chiara. ma a volte ci tocca. Quella disponibilità infinita non aiuta noi e loro”.

CIOE’ SCEGLI: O DENTRO O FUORI. MA SE STAI SULLA PORTA MI BLOCCHI IL TRAFFICO.

Da quando la mia vita è vuota non mi ero accorta che fosse così piena.

Perché è davvero perverso l’amore.

Quando c’è, parli con una sola persona di tutte le altre.

Quando entra in crisi, parli con tutte le altre di una sola persona.

L’unica con cui , a parlare, non riesci più.

Chissà perché non ci siamo neppure baciati, in quei cinque mesi …Me lo sono chiesto spesso. Me lo chiedo ora. Per quel sortilegio che avvolge i corpi degli animi che più ci convincono, temo. E per cui va a finire che invischiamo tutti noi stessi proprio con chi, in qualche parte remota del nostro cuore, non ci convince pienamente.

Ma credo ci siano persone che non dobbiamo sforzarci di accogliere : sono già entrate nella nostra vita mentre non ce ne rendevamo conto. Mentre a chissà cos’altro stavamo pensando.”

Devo ammettere che, come immagino molti, ho trovato diversi punti di contatto con la protagonista. Letto dietro consiglio di un paio di anni fa. Per ogni cosa c’è un momento. Questo era il mio , il suo, il nostro.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *