Bambini in auto sul sedile davanti

Se mio padre, in un lontano sabato pomeriggio d’autunno, mi avesse dato retta, per non sentire le mie lamentele sul non voler viaggiare dietro, io sarei morto.Eravamo noi due, soli, e lo dovevo accompagnare in una città a  una ventina di chilometri di distanza da dove abitavamo. Dato che mia madre non c’era, io volevo viaggiare sul sedile del passeggiero davanti, e non dietro. Non ci eravamo trasferiti da tanto, dall’Alto Adige. Diluviava e mio padre andava piuttosto piano. Sono passati decenni eppure ricordo tutto. Ricordo il botto, mio padre che non parlava più, ed io piangente, sul sedile posteriore. Ricordo la gente ma non i visi. Il traffico bloccato. Ricordo dei signori che, per pietà, mi portarono a casa loro, per darmi da bere e , in questo modo, non farmi vedere mio padre caricato sull’ambulanza. Ricordo un camionista che, mosso a pietà, convinto da quei signori che mi avevano soccorso, mi portò col suo camion fino all’ospedale, per lasciarmi al pronto soccorso, spiegando agli infermieri chi ero. Ricordo mio padre steso sul lettino, già sedato. Lo intravidi dalla porta e lo chiamai. Ovviamente lui non rispose e piansi più forte. Ricordo ancora che mi portarono in una stanza per visitarmi e c’era un separè e mi lasciarono per un attimo solo ed io volli vedere chi c’era dietro, chi faceva quei lamenti. Era la ragazza dell’altra auto, col viso ferito in vari punti, sporca di sangue. Io, miracolosamente, non mi ero fatto nulla. Perchè mio padre mi aveva fatto viaggiare dietro. Il davanti, lato passeggiero, non c’era più. Sarei morto nel momento dell’impatto tra le auto o poco dopo. Mio padre, comportandosi da padre, quel giorno mi salvò la vita. E dire che piansi e strepitai per viaggiare davanti.

Tutto questo ricordo è nato dall’aver visto, questo pomeriggio, un ragazzino viaggiare in auto, in piedi, sul sedile del passeggiero. Guidava un uomo che, magari, pensa di amare il suo passeggiero e invece lo mette in pericolo di vita, senza pensarci

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