Cancella le foto che è meglio

Mi è tornato in mente, chissà perché, l’incontro con una ragazza di cui non riesco a rammentare il volto. Ricordo solo che era bella e, nel più classico stile del colpo di fulmine, appena li vidi me ne invaghì. Il problema, definiamolo così, è che ero al matrimonio di una grande amica di quella che allora era la mia ragazza e lei, come è intuibile, era lì con me o, per meglio dire, ero io a essere lì con lei. Lo chiarisco subito, non l’ho mai tradita, né prima né dopo. Non ho mai tradito, fino ad oggi. Il futuro non lo conosco ma un’idea già la ho. Sono contrario al tradimento. Non lo comprendo. Se si ama, non c’è nulla di interessante fuori dalla coppia. Il centro di tutto è lei, o lui, e oltre lei non c’è nulla, non si vede nulla. Se non si ama, chiaro che si vadano cercando stimoli, condivisione e comprensione fuori dal rapporto. Ma sarebbe meglio, per onestà, chiuderlo, questo rapporto. Una crisi può capitare, può capitare pure di inciampare ma, se non va, perché portare avanti la storia? Tanti continuano a vivere convivenze logore, alcuni si trascinano in matrimoni che neppure dovevano essere celebrati, ma la mia domanda è sempre la stessa, perché? La vita è una sola. Comunque, tornando a quel pomeriggio, quando comparve quella meraviglia, anche se sapevo di sbagliare, non potei fare a meno di ammirarla. Se ve lo chiedete, non le ho parlato se non per le classiche presentazioni. Credo che io sia entrato e uscito dalla sua vita nel tempo che una solitaria nuvoletta impiega ad attraversare il sole che brilla in una cielo agostano.  Ho fatto qualche domanda vaga, di quelle che non smuovono troppo le acque. Anche Caterina, la mia ex che allora non aveva l’ex ante, riferendosi a lei non poté fare a meno di ammirarne la bellezza. Era incredibilmente bella. E lì, per la serie cos’è l’ingegno, mi dissi che, se non potevo parlarle, se non la potevo conoscere, potevo cmq portare via con me un suo ricordo. Di nascosto mi misi a fotografarla. Qualche foto, scattata da non troppo vicino, con la mia digitale. So che a scriverlo suona un po’ da maniaco ma perdonatemi. Era una calamita e se quello era l‘unico modo per rivederla, vai di foto.  Poche. 3 o 4 quelle rimaste dopo una veloce selezione. Il bello, come forse già si intuisce, doveva venire. Matrimonio di sabato sera. Il giorno dopo, pranzo a casa dei genitori di Caterina. Ovviamente a chi la sera prima me lo aveva chiesto avevo già mostrato degli scatti, stando bene attento a saltare quelli incriminanti. Anche a Caterina avevo fatto vedere le foto, saltando quelle nocive al rapporto, che erano in sequenza ed erano all’inizio. Possedevo la macchina da tempo e sapevo gestirla. Il diavolo, come ricorda un proverbio, fa le pentole ma non i coperti. Il padre di Caterina era, sicuramente, ( se vivo),  lo sarà ancora, un grande appassionato di fotografia. Alla sua richiesta di vedere le foto della festa risposi che non avevo la macchina appresso. Bugia che fu immediatamente smascherata da Caterina. Dovevo essermi dimenticato che era nello zainetto, in auto.  Era vero. Diedi colpa alla stanchezza. Tra l’altro, cosa che mi farà rosicare nelle settimane successive, non c’era ancora la tecnologia odierna nè avevo fatto in tempo a salvare gli scatti sul pc. C’era un’unica possibilità di salvarsi, cancellare le foto. A quello che, in seguito, non sarebbe diventato mio suocero non potevo non dare la macchina in mano. Per cui scesi, mi chiusi in auto qualche minuto per ammirare per l’ultima volta quella meraviglia e , in pochi attimi, sospirando, cancellai tutte le foto. Ora ricordo solo che quella ragazza era bellissima e la sensazione di forte attrazione cui misi le briglie. Pur sforzandomi però non rammento il suo volto. In fondo sono passati 15 anni e non l’ho più rivista, neppure in foto.

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