La ragazza con la Leica – Helena Janeczek

Non è, almeno non lo è ancora, un CTV. Il libro l’ho letto ma le parti scelte non le inserirò stasera. Oggi, dato che soprattutto su Ibs le recensioni sono terribili, voglio riportare la mia. Su 5 stelle, voto massimo, ne ho date 4. Che il libro abbia vinto lo Strega e il Bagutta non ha influito sulla decisione di leggerlo. Anzi, spesso accade che un libro premiato non mi piaccia particolarmente. Non è questo il caso.

L’inizio e la fine sono i momenti che ho meno apprezzato. Le prime pagine sono un po’ ostiche/poco fluide e il finale non mi ha preso del tutto. Il resto, pur non trovandomi di fronte a una scrittura particolarmente ricercata, l’ho apprezzato. Intendiamoci però, dato che ho letto che alcuni, liberissimi di farlo, hanno interrotto la lettura. Non siamo al cospetto, come difficoltà, di Ulisse di Joyce o del Doctor Faustus di Mann, tanto per fare due nomi. Questa è una sorta di biografia romanzata della breve vita di Gerda Taro e delle persone che l’hanno circondata in quegli anni. Ne viene fuori, riportando alla luce una figura dimenticata, l’immagine di una donna forte, libera, viva. Un altro modo per raccontare le persecuzioni razziali subite dagli ebrei in Germania e in Europa nel secolo scorso e la voglia di libertà e di ribellione di alcuni di loro, contro ogni forma di sopraffazione e fascismo. La Taro morirà in Spagna nel 1937, a neppure 27 anni. Un grande lavoro di ricerca. Se proprio devo fare un appunto è il seguente. Interessante, essendo i protagonisti una sorta di apolidi, l’uso di termini in francese/tedesco/spagnolo/ungherese. Purtroppo in alcuni casi, se uno non conosce la lingua in questione, il piacere della lettura viene interrotto. A me non è andata manco male, parlandone alcune, ma chi non conosce rallenta e questo, per un lettore, non è piacevole. Qualche asterisco con traduzione a fondo pagina sarebbe utile. Si, spesso le parole sono spiegate nelle righe seguenti, ma il cervello si è già messo in moto, alla ricerca. In ogni caso è una buona lettura. Ancora nessuno, nella mia personale classifica delle uscite degli ultimissimi anni, ha battuto Patria di Aramburu. Quello è veramente un libro unico. Questo è buono.

Questo ho scritto. Nel frattempo le singole stelle sono continuate, come le gnegneate. La cosa un po’ mi dovrebbe preocupare, se si trattasse di veri lettori. Un lettore che non è in grado di proseguire una lettura, neppure troppo impegnativa, dopo 20 pagine, ha un livello di concentrazione basso oltre a possedere una scarsa esperienza di lettura. Pennac ha scritto i diritti del lettore. Ok. Si può abbandonare una lettura. E’ capitato pure a me. Magari non è il momento, non ci si incontra nell’attimo più opportuno, un po’ come accade con certe persone che sarebbero perfette in altri giorni. Poi però bisognerebbe, a distanza di tempo, riprendere il testo per capire se era solo questione di attimi più o meno fortunati, oppure il libro è veramente brutto. Le critiche distruttive le fanno solo i cretini. Per certe persone un elenco del telefono, che è pure gratuito, sarebbe la lettura più opportuna. Un po’ di nomi, un po’ di numeri. Altri nomi, altri numeri. In qualche anno credo si possa pure arrivare alla fine.

2 Risposte a “La ragazza con la Leica – Helena Janeczek”

  1. Condivido il tuo giudizio su questo romanzo, ma volevo segnalarti Anche: C’era una volta la Ddr, di Anna Funder, che mi ha lasciato proprio senza fiato, per la serie di notizie sulla nascita della sedicente Repubblica Democratica Tedesca, ma soprattutto mi ha interessato il racconto del passaggio alla riunificazione della Germania, a partire dalla caduta del Muro di Berlino. Credo che le modalità di questa transizione dovrebbero essere conosciute meglio da tutti noi “europei” che ci stiamo sforzando ancora di credere, nonostante tutto…, all’Europa unita.
    Cordiali saluti
    Maria Nostro

  2. Grazie per il commento. E’ un libro, quello segnalato, che non ho avuto il piacere di leggere. L’idea di Europa è affascinante. Diciamo che, dal mio punto di vista, ci siamo discostati dal sogno dei padri. Il futuro non mi appare roseo.
    Ricambio il saluto,
    Gian-Luca

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