The infiltrator, film 2016

Facciamo a capirci sin da subito, Bryan Cranston per me è un attore bravissimo. Sticazzi di Breaking Bad , serie che non mi ha mai preso. Lui è bravo per davvero, a prescindere dalla nota serie . Il problema è che in The infiltrator, film basato su una storia vera, lui interpreta per l’appunto un infiltrato, Robert Mazur che, all’epoca dei fatti,  era giovane. Nel film, per rendere credibile la cosa, viene fatto passare per un agente oramai prossimo alla pensione. Ora, pur con tutta la stima che ho nei suoi riguardi, Cranston è un bravo sessantenne , per carità, ma cazzo sempre sessanta anni ha. Questa cosa mi ha scazzato sin dal principio. Padre di due ragazzini, marito fedele, agente zelante, pur con i capelli tinti e le inquadrature generose, avevo davanti agli occhi il volto e il corpo di un suocero, di un professore, un nonno, di un uomo prossimo alla pensione e non di un infiltrato nei cartelli della droga colombiani. Mazur, 5 anni infiltrato, all’epoca aveva meno di 40 anni. Ho letto critiche a Massimo Ranieri perchè era troppo vecchio per interpretare Pasolini, cosa non vera, ( buon film tra l’altro La macchinazione), cosa dire di Cranston? Comunque, passando al film, non è malaccio ma non è neppure bello. Si guarda, aspettando sempre l’azione che non giunge quasi mai. Fanno intuire che quelli del Cartello di Medellin sono animali ma poi , a stringere, fanno assai meno di quanto ci si attenda. Lo sceneggiatore si è preso diverse licenze rispetto alla storia vera. L’omicidio in auto non è avvenuto, come pure l’episodio della bara e la bruciatura con finto malessere. Idem per il matrimonio che chiude il film. La storia reale è molto interessante ma piuttosto diversa. I buoni sono tutti veri. I cattivi, pure, ma un pochino diversi. In ogni caso, il film , a stringere non è sto granchè, forse anche per l’argomento non nuovo. Va bene per passare un paio d’ore. C’è Diane Kruger che è sempre un bel vedere. Pablo Escobar ce lo hanno voluto infilare a tutti i costi, con un passaggio di due secondi scarsi nel corridoio. Mah. Se avessero rappresentato la vera storia l’avrei apprezzata di più. Waiting for Godot. Da vedere? Si, ma senza aspettative.

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