L’amaro del Capo

Linda aveva deciso di invitare a cena una sua cara amica e ragazzo. A fine cena L. , il lui della coppia ospitata, inizia a chiedere se in casa ci sia dell’Amaro del Capo. Lui è abituato a finire il pasto con un bicchierino di quel liquore. No, in casa non ce ne è. Dall’altra parte della strada però vi è un ristorante piuttosto rinomato, si può andare a sentire lì. Le ragazze escono e noi rimaniamo in casa. L. inizia a ripetere quanto sia affezionato a quell’amaro, quanto sia buono, come ci stia bene alla fine di una buona cena. Le ragazze tornano con bicchierini di carta contenenti altri amari. Quello del Capo al ristorante non lo hanno. Vabbè. L. storce la bocca e quasi malvolentieri trangugia il contenuto di un bicchiere. Contraccambiamo la visita, stavolta nella Capitale. Andiamo a cena in tre coppie; a noi si sono uniti due loro amici che conoscono Linda. Molto simpatici. Lui moltissimo. Durante la cena riparte la pippa dell’Amaro del Capo. Chiamano il cameriere e chiedono se ne abbiano una bottiglia. No. Anche il nuovo amico è un adepto di quel liquore. Si decide che , una volta finita la cena, andremo in un bar un po’ distante ma che ha certamente l’Amaro del Capo. E cazzo, oramai sono curiosissimo. Lo prenderò pure io che non bevo amari. Così, pagato il conto ci mettiamo in strada, alla volta del bar. Effettivamente non è vicinissimo ma a me camminare non pesa per niente anche se fa freddo, anzi. Mentre andiamo, ancora elogi sull’Amaro. Fossi astemio oramai lo berrei comunque. Ed eccoci al bar. Porte spalancate, anche se inverno. Musica che esce a tutto volume. L. è esaltatissimo. Pure il suo amico. Salutano il barista con cui scambiano qualche frase amichevole. Ordinano tre amari del Capo. Oh, finalmente. Mentre il barista si appresta a prendere la bottiglia per colmare i bicchieri gelati esco un secondo ad invitare Linda che declina. Rientro, parliamo di 20 passi in tutto, tra andare e tornare, se dico 30 esagero, e L e il suo amico si sparano il bicchiere alla goccia ! Non è che se lo gustino un po’, che lo assaporino. No. Prendono il bicchiere , tac, e lo sbattono sul bancone. Un secondo e tutto è già finito. Sono felicissimi. Quasi esaltati. Finalmente hanno bevuto l’Amaro del Capo di cui hanno parlato per un’ora buona. Io guardo il barista, sorrido ma lui non ricambia, ( ancora non ho bevuto) e assai più lentamente faccio fuori l’amaro. Quando esco, dopo aver pagato, gli altri mostrano segni di impazienza. Li ho fatti aspettare al freddo per tipo un minuto o due. Probabilmente non ho affrontato la prova dell’Amaro del Capo con la giusta serietà/velocità. Ammetto che per alcune settimane, ogni volta che mi tornava in mente l’episodio, ridevo come uno scemo. Come ci vuole poco, certe volte. Ma come cazzo si chiama l’amica di Linda? Boh.  In compenso il nome giusto del liquore è Vecchio amaro del Capo.

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