Ci vediamo un giorno di questi, Federica Bosco

Parto da questo: ad un certo punto stavo per interrompere la lettura. Erano anni che non incontravo un personaggio tanto detestabile, forse dalla lettura di Madame Bovary. Però, e vuole essere un complimento sentito, la Bosco ha tirato la corda quasi fino al limite e poi, con grande sapienza, l’ha lasciata, facendomi respirare. La storia di una grande amicizia, attraverso gli anni, le incomprensioni, i litigi, gli inciampi ma soprattutto la condivisione e il completarsi vicendevolmente. C’è tanto, in questo libro. La vita, la morte ed il farsi trovare dalla morte vivi. Di certo ci sono reazioni nel lettore, dalla rabbia alla tristezza, passando per una commozione che , verso la fine, è difficile trattenere. E’ ben scritto, ben strutturato. Si parte piano, si sale, ci si arrabbia, si gioisce e poi via, in un ventaglio di colori ed emozioni. Su tutto c’è l’amicizia tra due donne capaci di affrontare ogni prova e aiutarsi, sostenersi, darsi la forza vicendevolmente. Di mio, avrei gradito qualche pagina in più, ma mi rendo conto che sarebbero stato superflue. Quel che c’era da scrivere è stato scritto. Non conoscevo Federica Bosco e sono felice di averla incontrata.

Mi ha fatto sorridere constatare che la Bosco e l’autore del libro precedente, Brizzi, hanno collaborato. Le ultime letture sono venute senza un ragionamento dietro. Tipo pescare le ciliegie. Mi ha fatto strano vedere come ci sia un legame anche col mattone che sto leggendo ora, Venuto al Mondo della Mazzantini. Genova e il Gaslini. Sembrano che i libri si tengano per mano. Però cazzo, la Mazzantini, almeno le prime 80 pagine, un calcio nelle palle.

Tornando a Ci vediamo un giorno di questi, se c’è un appunto che posso fare è l’inglese della protagonista. Se non se lo ricordava, funzionale al pianto in aeroporto, poi non è proprio normale che, in brevissimo tempo, faccia discorsi complessi e si spieghi con le persone che incontra.  Chiaramente è una sottigliezza cui quasi nessuno farà caso.

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