Che la festa cominci – Niccolò Ammaniti

E che ti è successo? Nulla di nulla. Quante copie in più hai venduto con tutte queste teoriche figure di merda? Una cifra. E tutti dicono che sei un genio. Quindi, lo vedi che vieni a me? Quelle che tu chiami figure di merda sono sprazzi di splendore mediatico che danno lustro al personaggio e che ti rendono più umano e simpatico. Se non esistono più regole etiche ed estetiche le figure di merda decadono di conseguenza.
 
Si sentiva vulnerabile e confuso come un extracomunitario nell’ufficio permessi della questura. Era in una gabbia, in groppa a quell’elefante. Il suo segreto era starsene abbastanza vicino alla vita, in modo da poter osservare l’orrore dell’umanità con sarcasmo, ma mai dentro. Ora invece era in mezzo a quel circo e non si sentiva diverso da quei pagliacci.
 
Zombie deglutì e poi parlò con una voce distante. – Qualche notte fa mi sono svegliato di soprassalto, come se qualcuno mi avesse scosso un braccio. Pensavo fosse mio padre che mi diceva che mamma stava male. E invece tutti dormivano. Come al solito mi ero addormentato con la televisione accesa. E c’era una cosa di teatro, in bianco e nero. Roba vecchia. Quelle cose che mandano su Rai Tre alle quattro di notte. Ho preso il telecomando e stavo per spegnere quando l’attore, un vecchio con degli occhi in fuori e la frangetta, ha detto una cosa. Non avevo mai sentito niente del genere in vita mia e da quella notte tutto è cambiato, nienta ha avuto più un senso per me.
Mantos era spiazzato – E che ha detto?
Zombie sembrava indeciso se rispondere, ma poi : – Lo vuoi sentire?
– Si. Certo.
-L’ho imparato a memoria. Ho comprato il libro. Ma non l’ho mai recitato a nessuno.
– Dai fammi sentire.
– D’accordo- . Zombie allargò le gambe, come se ondate di calore si stessero frangendo contro il suo corpo. Chiuse gli occhi, li riaprì, guardò verso il cielo e cominciò a recitare con la voce ritta e zoppicante.   – Da qualche tempo, non so perché, ho perso tutto il mio buonumore e ho abbandonato ogni esercizio. E in realtà son così giù d’umore che questo bell’edificio, la terra, mi sembra un promontorio sterile, questa volta d’aria stupenda, quello straordinario firmamento lassù, quel tetto maestoso trapuntato di fuochi d’oro, ebbene a me non pare che una massa lurida e pestifera di vapori. Che opera d'arte è l'uomo, com'è nobile nella sua ragione, infinito nelle sue capacità, nella forma e nel muoversi esatto e ammirevole, come somiglia a un angelo nell'agire, a un Dio nell'intendere: la beltà del mondo, la perfezione tra gli animali, eppure, per me, cos'è questa quintessenza di polvere? L’uomo non mi piace e nemmeno la donna.
Mantos rimase in silenzio e poi gli domandò: – Ma chi lo ha scritto?
Zombie tirò su con il naso. – William Shakespeare. E’ Amleto. Io sto peggio di lui. E per come sto potrei pure fare qualcosa di buono … Ci ho pensato … Ma è mille volte più difficile che fare qualcosa di malvagio. E francamente non me ne frega un cazzo di aiutare che ne so … i bambini africani. Mi stanno sulle palle come il resto dell’umanità e quindi preferisco farla finita ed essere ricordato come quel bastardo psicopatico che ha ammazzato Larita. E non ti dimenticare che questa cosa l’hai detta te per primo. E’ tutto molto semplice e … – Fece un respirone. – Triste. Comunque, se anche tu vuoi mollare non c’è problema, l’ammazzo io la cantante. Però, per favore, decidilo in fretta, le zanzare mi stanno dissanguando.

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