Cavalleria Rusticana – Pagliacci allo Sferisterio

A presto per il resoconto di una magnifica serata.

Vabbè. Qua, al principio, scrivevo che è stata una gran bella serata. Speciale. Mi è piaciuto , mi sono piaciuti il coro Bellini, molto, e i giovani, quasi altrettanto. L’orchestra, abbastanza. E’ mancato qualcosa, parlo per chiudere il cerchio, ma credo manchino pure i soldi.
La direzione, simpatica. Un bel capello, da sistemare , come un novello Roberto Mancini. Elegante, il maestro, ma senza sciarpetta.
E veniamo agli artisti sul palco.
Ammetto che ho la fissa di Pagliacci, sin da quando ero ragazzino. Anche ora sto ascoltando il grandissimo Enrico Caruso in Vesti la giubba. Già pronto, subito dopo, Corelli. Non voglio essere ingeneroso. Probabilmente, essendo abituato troppo bene, Rafael Davila , Canio / Il Pagliaccio, non mi ha fatto impazzire. Una buona macchina di serie, per quanto chittata possa essere, non sarà mai una fuoriserie. Certamente le grandi aspettative fregano sempre un pochino. Ma giusto un po’. Ancora inseguo una Paella mangiata eoni fa a Barcellona e, pur avendo girato troppi ristoranti di quella bella città, nel tempo, quella Paella lì non l’ho ritrovata più. Anna Pirozzi, Nedda / Colombina, mi è piaciuta di più. A livello espressivo, più in Cavalleria rusticana, anche se come canto non sempre. Beh, cmq lei mi è piaciuta. Certo, farle incontrare la Madonna, quando è Santuzza, mi ha lasciato perplesso. La verginità spirituale, l’incontro salvifico, mi ha fatto, come si direbbe su internet, ( ed è proprio dove scrivo), trottare. Si, se leggi devi accettare il fatto che la mia critica è fatta anche così. Sono andato in jeans, perchè preferivo stare comodo. E poi stavo in terrazzino, ( mi hanno fatto notare che non sarebbe il termine corretto, ma il termine mi pare più adatto di palco o palchetto), con tre inglesi. Non che cambiasse qualcosa , fossero stati arabi o portoghesi; era giusto per specificare la nazionalità dei compagni di viaggio. Tornando a noi anzi a loro, intesi come artisti, meritano una menzione speciale Alberto Gazale, Alfio in Cavalleria e anche Giorgio Caoduro, Silvio in Pagliacci. Già che ci sono, anche Marco Caria e Pietro Adaini meritano una citazione. Alla fine s’è capito che i comprimari , se così si possono definire, li ho apprezzati. Vabbè, forse sono stato troppo critico. Intendiamoci, la sufficienza tranquilla la raggiungono tutti. Però per uno spettacolo che, a leggere la recensione fatta da una tizia del maceratese, mancava poco facesse pompini, ( complimenti esagerati) pure al barista dello Sferisterio per come serve i caffè, ce ne corre. La signorina, come stampa, entra gratis e gratis tutto è più bello. Io, sarà poco elegante ma, per due biglietti, ho sganciato oltre 200 euro. Per una cifra del genere, visto che non stavo lavorando, non m’invitano omaggiandomi di biglietto omaggio, ( e ci mancherebbe), e non sono uno dei vip che si fanno le foto da vip e poi finiscono (anche), sul giornale della succitata leccatrice, magari applaudo, sono contento di avere investito, per il mio benessere, una cifra importante, per un italiano medio o quasi, ( quale io sono), ma se c’è qualcosa che non mi torna completamente, lo scrivo. Per me è perfettibile. In fondo tutto lo è.
In ogni caso, soldi ben spesi.
Scontato che tornerò. E poi, sarà che è identico ad un ragazzo che conosco, del genere separati alla nascita, Francesco Micheli mi risulta simpatico a pelle. Ci son quelli che ti stanno sulle palle a prima vista, ( poi magari ci diventi amico), lui mi fa l’effetto contrario. E’ così che inizio una grande antipatia 🙂
Cmq ho parlato di un buon lavoro. Non c’era e non c’è nulla di improvvisato e si vede.
Luci, costumi, scenografie, come pure le professionalità viste all’opera , tutti assolutamente promossi. Assolutamente fa abbastanza schifo, del tipo che se sento uno che dice assolutamente si, assolutamente no, lo prenderei a pedate, però stavolta lo scrivo.
A chiusura: viva lo Sferisterio.
A me Macerata piace, tra l’altro. Come città.
Viva le Marche

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