Saggio sulla lucidità, Josè Saramago

L’ultima frase a effetto del primo ministro, Onorate la patria, che la patria vi osserva, con rulli di tamburo e strepiti di trombe, ripescata nelle soffitte della più stantia retorica patriottica, fu pregiudicata da un Buonasera che suonò falso, ecco cos’hanno  di simpatico le parole semplici, non sanno ingannare.

 

Altri editoriali si spingevano oltre, reclamavano l’abolizione pura e semplice del segreto di voto e proponevano per il futuro,quando la situazione si fosse normalizzata, come per amore o per forza un giorno dovrà succedere, la creazione di una tessera di elettore, sulla quale il presidente della sezione elettorale, dopo aver controllato, prima di introdurlo nell’urna, il voto espresso, avrebbe annotato, per tutti gli effetti legali, tanto gli ufficiali quanto i privati, che il titolare aveva votato per il partito tale o tale, E in quanto rispondente a verità avendolo comprovato, sulla mia parola d’onore lo firmo. Se una tessera del genere esistesse già, se un legislatore consapevole della possibilità dell’uso libertino del voto avesse osato compiere questo passo, articolando la sostanza e la forma di un funzionamento democratico totalmente trasparante, tutte le persone che avevano votato per il partito di destra o per il partito di mezzo ora starebbero facendo le valigie per emigrare con destinazione la loro vera patria, quella che ha sempre le braccia aperte per accogliere coloro che più facilmente può stringere.  Carovane di automobili e di autobus, di furgoni e camion di traslochi, issando le bandiere dei partiti e suonando ritmicamente il clacson, pi di pi, pi di emme, non tarderebbero a seguire l’esempio del governo, dirette ai posti militari della frontiera, coi bambini e le bambine straboccanti dai finestrini, lì a urlare ai pedoni dell’insurrezione, State in guardia, miserabili traditori, Aspettatevi la mazzata quando torneremo, banditi di merda, Gran figli di quella puttana che vi ha partorito, oppure, insulto massimo nel vocabolario del gergo democratico, strepitando, Senza documenti, senza documenti, senza documenti, e questo non sarebbe vero, perché anche tutti quelli contro cui se la prendevano avrebbero in casa o si porterebbero in tasca a propria tessera di elettore, dove, ignominiosamente, come marcato a ferro, si troverebbe scritto e timbrato Ha votato scheda bianca. A mali estremi, estremi rimedi, concludeva seraficamente l’editorialista.

 

La cosa più usuale a questo mondo,in questi tempi in cui tentiamo alla cieca, è di scontrarci, svoltando l’angolo più vicino, con uomini e donne nella maturità dell’esistenza e della prosperità, i quali, essendo stati ai diciott’anni, non solo le ridenti primavere dello stile, ma anche, e forse soprattutto, esuberanti rivoluzionari decisi a rovesciare il sistema dei padri e metterci al suo posto il paradiso, bé, della fraternità, si ritrovano ora, con una fermezza per lo meno uguale, impoltroniti in convinzioni e prassi che, dopo esser passate, per riscaldare e rendere più flessibili i muscoli, per una delle tante versioni del conservatorismo moderato, hanno finito per sfociare nel più sfrenato e reazionario egoismo. In parole non tanto cerimoniose , questi uomini e queste donne, davanti allo specchio della propria vita, sputano tutti i giorni sulla faccia di quel che sono stati lo scaracchio di ciò che sono.

 

E’ regola invariabile del potere che, le teste, è sempre meglio tagliarle prima che comincino a pensare, dopo può essere troppo tardi.

 

Qui, ciascuno col proprio dispiacere e tutti con la stessa pena.

 

Non c’è maggior rispetto del piangere per qualcuno che non si è conosciuto.

 

I momenti perfetti, soprattutto quando sconfinano nel sublime, hanno il gravissimo rovescio della breve durata, la qual cosa, in quanto ovvia, dispenserebbe dall’essere menzionata se non si desse il caso che esiste una contrarietà maggiore, vale a dire, il fatto che non sappiamo cosa fare dopo.

 

… sono le piccole crepe nella vernice delle convenzioni, e non le rivoluzioni spettacolari che, con lentezza, ripetizione e costanza, finiscono per far crollare il più solido degli edifici sociali. Saggio è l’antico detto che insegna, Se vuoi che ti rispettino non dare confidenza …

 

… non so chi è stato a dire che il ridicolo di un istante può rovinare la carriera di una vita.

 

Non ci sono persone innocenti, quando non si è colpevoli di un delitto, si è colpevoli di una mancanza, non c’è fallo

 

Scommetto che si metterà in comunicazione con il ministero, per chiedere istruzioni, disse l’ispettore, Che gli sta succedendo, domandò l’agente, Si sente come noi, sconcertato. E’ come se non credesse a quello che sta facendo, E tu, ci credi, Io eseguo degli ordini, ma lui è il capo, non può darci segnali di disorientamento, poi le conseguenze le subiamo noi,  quando l’onda picchia sullo scoglio, chi ci rimette è sempre la cozza. Ho molti dubbi sulla proprietà di codesta frase, Perché, Perché le cozze mi sembrano contentissime quando l’acqua gli scorre sotto, Non so, le cozze non le ho mai sentite ridere, Come no, non solo ridono, sghignazzano pure, è il rumore delle onde che non lo fa avvertire, bisogna avvicinare bene l’orecchio, Non è vero niente, si sta divertendo alle spalle di un agente di seconda classe, E’ un modo inoffensivo di passare il tempo, non ti arrabbiare, Penso che ce ne sia un altro migliore, Quale, Dormire, io sono stanco , me ne vado a letto.

 

I linguaggi sono conservatori, si trasportano sempre sulle spalle gli archivi e aborriscono le attualizzazioni.

 

qualcosa  di simile lo abbiamo già detto prima, ma le verità c’è da ripeterle spesso perché non finiscano , povere loro, per cadere nel dimenticatoio.

 

Finì di mangiare, buttò il sacchetto di carta umido e freddo nel secchio della spazzatura, lavò la tazza e, con il dorso della mano, raccolse le briciole che aveva fatto cadere sul tavolo. Lo faceva concentrato per tenere i pensieri a distanza, per farli entrare a uno a uno, dopo aver loro domandato cosa portavano, il fatto è che coi pensieri non c’è prudenza che basti, alcuni ci si presentano con un’arietta di ingenuità ipocrita e subito dopo, ma troppo tardi, manifestano quanto sono malvagi.

 

Signor commissario, Dica,C’è una domanda che vorrei farle, ma non so se mi azzarderò , Domandi pure, non esiti, Perché sta facendo questo per noi, perché ci aiuta, Semplicemente a causa di una piccola frase che ho trovato in un libro, tanti anni fa, e di cui mi ero dimenticato, ma che mi è tornata in mente uno di questi giorni, Che frase, Nasciamo, e in quel momento è come se firmassimo un patto per tutta la vita, ma può arrivare il giorno in cui ci domandiamo Chi l’ha firmato per me, Veramente, sono belle parole che fanno pensare, come si chiama il libro, Mi vergogno di confessare che non riesco a rammentarlo, Lasci stare, anche se non può rammentare nient’altro, nemmeno il titolo, Neanche il nome dell’autore, Quelle parole, che probabilmente, così come si presentano, nessuno doveva aver pronunciato prima, quelle parole hanno avuto la fortuna di non perdersi l’un l’altra, hanno avuto qualcuno che le unisse, chissà se il mondo non sarebbe un po’ più decente se sapessimo come unire un certo numero di parole che vagano lì sciolte , Dubito che quelle povere reiette possano mai incontrarsi , Anch’io, ma sognare è a buon mercato, non costa niente

 

So bene che la notte è appena cominciata, pensava, che c’è ancora un chiarore nel cielo, ma io voglio dormire come pare che dorma il sasso, senza gli inganni del sogno, racchiuso per sempre in un blocco di pietra nera, e per favore, se non potrà essere più a lungo, almeno fino a domani, quando verranno a svegliarmi alle sette. Il sonno udì il suo appello sconsolato, arrivò di corsa e si trattenne alcuni istanti, poi si ritirò per dargli tempo di spogliarsi e mettersi a letto, ma tornò subito dopo, non tardò quasi nulla , per rimanere al suo fianco tutta la notte, fugando i sogni lontano, verso la terra dei fantasmi, laggiù, dove, unendo il fuoco con l’acqua, nascono e si moltiplicano.

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