Guy de Maupassant , Forte come la morte

Forse anche l’entusiasmo improvviso della società per le sue opere eleganti , raffinate e corrette, aveva influenzato il suo carattere impedendogli di essere quello che sarebbe normalmente divenuto. Dopo il trionfo iniziale , era sempre turbato dal desiderio di piacere che, senza rendersene conto, modificava segretamente la sua strada, attenuava le sue convinzioni. Questo desiderio di piacere appariva, d’altronde, in lui sotto tutte le forme, e aveva molto contribuito alla sua gloria.

 

Lei si lasciava ammirare , contenta di essere bella e piacergli. Non più giovanissima, ma ancora bella, non molto alta, leggermente appesantita, ma fresca, con quello splendore che dà alla carne di quarant’anni un sapore di maturità, sembrava una di quelle rose che rimangono schiuse per troppo tempo , finché eccessivamente fiorite avvizziscono in un’ora. Conservava sotto i capelli biondi la grazia vivace e giovanile di quelle parigine che non invecchiano, che hanno in sé una sorprendente forza vitale, una scorta inesauribile di resistenza, e che per vent’anni restano uguali, indistruttibili e trionfanti , attente prima di tutto al loro corpo ed econome della loro salute.

 

Conoscendo tutti dovunque, lui come artista davanti al quale tutte le porte erano aperte, lei come moglie elegante di un deputato conservatore,  erano esercitati nello sport della conversazione francese fine e banale, amabilmente malevola, inutilmente spiritosa, volgarmente raffinata, che dà una reputazione particolare e invidiatissima a coloro la cui lingua si è assottigliata in quel cicaleccio maldicente.

 

Dietro ai sorrisi e all’ammirazione, che nelle donne è sempre un poco menzognera, egli indovinava l’ignorante pregiudizio di chi si giudica di natura superiore. Ne risultava in lui un piccolo guizzo d’orgoglio, modi più rispettosi, quasi alteri, e, insieme ad una vanità dissimulata da parvenu trattato come pari da principe e principesse, la fierezza dell’uomo che deve alla propria intelligenza una situazione analoga a quella data agli altri dalla nascita.

 

Era civetta, ma di una civetteria aggressiva e prudente, che non si spingeva mai troppo oltre. Le piacevano i complimenti, la lusingavano i desideri che ispirava, purché potesse far vedere di ignorarli ; e quando si era sentita per tutta una sera in un salotto incensata dai complimenti, dormiva bene, come donna che ha compiuto la propria missione sulla terra.

 

Le piaceva anche perché era bello, forte e celebre ; non esiste una donna , anche se non lo ammette, che possa rimanere indifferente alla bellezza fisica e alla fama.

 

nei cuori più puri il desiderio soffia a volte come un colpo di vento che spazza la volontà.

 

Come tanti altri che non lo confessano , egli aveva sempre atteso l’incontro impossibile, l’amore raro, unico, poetico e appassionato, il cui sogno aleggia sui nostri cuori.

 

Trasportata verso di lui dal suo cuore, che era vergine, e dalla sua anima, che era vuota, la carne conquistata dal lento dominio delle carezze, ella si legò a poco a poco a lui, come fanno le donne tenere, che amano per la prima volta. In lui, fu una crisi di amore violento, sensuale e poetico. Gli sembrava, talvolta, di essersi un giorno alzato in volo, con le mani tese, e di aver potuto stringere realmente il sogno alato e magnifico che aleggia sempre sulle nostre speranze.

 

In lei, al contrario, aumentava senza posa l’attaccamento appassionato, ostinato di certe donne che si danno ad un uomo interamente e per sempre. Oneste e rette nell’adulterio, come avrebbero potuto esserlo nel matrimonio, esse si votano ad un affetto unico, da cui niente le distoglierà.

 

Questi era un anziano uomo d’ingegno, che sarebbe forse potuto diventare un uomo di valore, e che non si consolava di ciò che non era riuscito ad essere.

 

Dava l’impressione di essere un magazzino di idee, uno di quei vasti negozi, dove non si trovano mai oggetti rari, ma dove abbondano, a buon mercato, quelli di ogni genere, e di ogni provenienza, dagli utensili casalinghi fino ai più comuni strumenti di fisica o di chirurgia domestica.

 

Essi vivono” proseguì, ” accanto a tutto, senza vedere niente e partecipare a niente ; accanto alla scienza che ignorano ; accanto alla natura che non sanno guardare ; accanto alla felicità, perché non riescono con intensità a godere nulla ; accanto alla bellezza del creato e alla bellezza dell’arte di cui parlano senza essersene mai accorti e addirittura senza credervi, poiché ignorano il piacere di gustare le gioie della vita e della intelligenza. Sono incapaci di legarsi a una cosa, sino ad amarla come esclusiva, di interessarsi a niente, sino ad essere illuminati dalla felicità di capire.”

 

Si intuiva, vedendolo, uno di quegli uomini nei quali tutte le membra sono più esercitate della mente, e che amano solo le cose in cui si sviluppano la forza e l’attività fisica.

 

Anch’io ho sempre un ritorno di linfa in aprile, che mi fa spuntare qualche foglia, una mezza dozzina al massimo, poi si fonde in insensibilità; non ci sono mai frutti.”

 

Il circolo è una famiglia” diceva, “ la famiglia di coloro che ancora non ce l’hanno, di coloro che non l’avranno mai, e di coloro che si annoiano nella loro.”

 

Olivier Bertin adorava la musica, come si adora l’oppio. Lo faceva sognare.

 

Bertin sentiva risvegliarsi in sé dei ricordi, quei ricordi scomparsi, annegati nell’oblio, e che d’improvviso, non si sa perché, ritornano. Sorgevano rapidi, di ogni sorta, nello stesso tempo, così numerosi che provava la sensazione di una mano che andasse smuovendo la sua memoria limacciosa. Si domandava perché avvenisse quel ribollio della sua vita trascorsa, che già parecchie altre volte meno di oggi però, aveva sentito e notato. Esisteva sempre una causa per quelle improvvise rievocazioni, una causa materiale e semplice, un odore, spesso un profumo.  Quante volte un abito femminile gli aveva trasmesso passando, con l’effluvio evanescente di una essenza, tutta una serie di episodi cancellati! Anche in fondo a vecchi flaconi di profumi spesso aveva ritrovato particelle della propria esistenza ; e tutti gli odori vaganti, quelli delle strade, dei campi, delle case, dei mobili, quelli dolci e quelli cattivi, gli odori caldi delle sere d’estate, quelli freddi delle serate invernali, rianimavano sempre in lui lontane reminiscenze, quasi che le essenze conservassero in sé le cose morte imbalsamate, nella stessa maniera degli aromi che conservano le mummie.

 

Ed egli trasalì sino al cuore.

 

Quanto basta poco per commuovere il cuore di un uomo che invecchia, nel quale il ricordo si trasforma in rimpianto!

 

Non è necessario essere gelosi per trovare che un uomo è di troppo.

 

Egli restava in piedi senza decidersi ad andarsene, poiché non aveva potuto esternarle quasi nulla di quanto era venuto a dirle, e la sua mente restava colma delle cose inespresse, gonfia di vaghe effusioni che non erano scaturite.

 

I pittori e gli scultori si erano raggruppati attorno alle statue, di fronte al buffet, e discutevano, come tutti gli anni, sostenendo o attaccando le stesse idee, con gli stessi argomenti, su opere quasi uguali. Olivier, che normalmente si animava in queste discussioni, avendo la prerogativa delle risposte e degli attacchi sconcertanti, e una reputazione di teorico arguto di cui andava fiero, fece di tutto per appassionarsi , ma ciò che rispondeva per consuetudine non lo interessava più di quello che ascoltava, e aveva voglia di andarsene, di non ascoltare più, di non capire oltre poiché sapeva già cosa si sarebbe detto su quelle vecchie questioni artistiche delle quali conosceva tutti gli aspetti. Eppure, amava queste cose, o le aveva amate sino ad allora in maniera quasi esclusiva : ma quel giorno era distratto da una preoccupazione sottile ma tenace, una di quelle piccole inquietudini che sembrano non doverci riguardare , ma che sono là, malgrado tutto, per quanto si dica o si faccia, attaccate al pensiero come una spina invisibile conficcata  nella carne.

 

L’ombra dei platani stende ai piedi degli alberi, sui marciapiedi infuocati, una strana macchia quasi liquida come acqua versata che vada asciugandosi. L’immobilità delle foglie sui rami, e della loro forma grigia sull’asfalto, esprime la stanchezza della città arrostita, sonnecchiante e gocciolante di sudore come un operaio addormentato su una panchina, sotto il sole. Sì, la birbona suda e puzza orribilmente, attraverso le bocche delle fogne, attraverso gli sfiatatoi delle cantine e delle cucine, attraverso i rigagnoli dove scorre la sporcizia delle sue strade.

 

Uno scapolo deve essere giovane, curioso, avido.

 

Forse anche da voi deriva l’angoscia che mi fa soffrire, perché è il desiderio del vostro contatto, della vostra presenza, dello stesso tetto sul nostro capo, delle stesse pareti che racchiudono la nostra esistenza, dello stesso interesse che stringa i nostri cuori, il bisogno di questa unione di speranze, dolori, piaceri, gioia, tristezza, e anche di cose materiali che genera in me tanto affanno. Voi siete mia, vuol dire cioè che rubo ogni tanto un po’ di voi. Ma io vorrei respirare per sempre la stessa aria che voi respirate, dividere tutto con voi, adoperare solo cose che appartenessero a noi due, sentire che tutto quello per cui vivo è tanto vostro quanto mio, il bicchiere dove bevo, la sedia dove riposo, il pane che mangio, il fuoco che mi scalda. Addio, tornate presto. Soffro troppo lontano da voi.

 

Più lontano, sotto gli alberi, la luna faceva scivolare fra i rami una pioggia di raggi sottili, che arrivavano fino a terra bagnando le foglie e si spandevano sulla strada in piccole pozzanghere di luce gialla.

 

era divenuta bella all’ombra dei muri e non al sole del cielo.

 

Era religiosa come molte parigine. Credeva in Dio senza alcun dubbio, non potendo ammettere l’esistenza dell’universo senza l’esistenza di un creatore.

 

E formulò tale constatazione con questo sofisma rassicurante :  si ama una sola volta. Il cuore può commuoversi spesso incontrando un altro essere, poiché ciascuno suscita negli altri attenzioni e repulsioni. Tutte queste influenze fanno nascere l’amicizia, i capricci, la concupiscenza, passioni intense e passeggere, ma non il vero amore. Perché un tale amore esista, è necessario che due esseri siano talmente fatti l’uno per l’altro, che si trovino uniti uno all’altro da tanti motivi, da tanti gusti simili, da tante affinità della carne, dello spirito, del carattere, che si sentano avvinti da tante cose di ogni genere, da formare un unico insieme di legami. Quel che si ama, insomma, non è tanto la signora X … o il signor Z… , è una donna o un uomo, una creatura senza nome, uscita dalla natura, quella grande femmina, con organi, forma, un cuore, uno spirito, un modo di essere generale, che attirino come una calamita i nostri organi, i nostri occhi, le nostre labbra, il nostro cuore, il nostro pensiero, tutti i nostri appetiti sensuali e intellettuali. Si ama un tipo, cioè l’insieme, in una sola persona, di tutte le qualità umane che possono sedurci isolatamente nelle altre.

 

La guardava senza pensare , saziandosi della sua vista come di una cosa abituale e buona, di cui fosse stato privato, bevendola in maniera sana come si beve l’acqua, quando si ha sete.

 

Le idee fisse hanno la tenacia corrosiva delle malattie incurabili. Una volte entrate in un’anima, la divorano, non la lasciano più la libertà di pensare a nulla, di prendere gusto a qualsiasi altra cosa.

 

Si è mai saputo perché un volto femminile ha, improvvisamente, su di noi la forza di un veleno? Sembra di averlo bevuto con gli occhi, sembra che sia divenuto il nostro pensiero e la nostra carne! Ne rimaniamo ubriachi, pazzi, si vive per quell’immagine assorbita, e si vorrebbe morirne! Come si soffre, a volte, per quel potere feroce e incomprensibile della forma di un volto sul cuore di un uomo!

 

Presto si ritrovò sul boulevard coperto di foglie morte. Queste non cadevano più, dato che le ultime erano state staccate da una raffica prolungata. Il tappeto rosso e giallo da loro formato, fremeva, si muoveva, ondeggiava da un marciapiede all’altro, sotto le spinte più forti del vento che aumentava. Improvvisamente , una specie di mugghio percorse i tetti, il grido animalesco della tempesta che passa e, nello stesso tempo, una folata impetuosa di vento, che sembrava venire dalla Madeleine, si ingolfò nel boulevard. Le foglie, tutte le foglie cadute, che sembravano aspettarlo, si sollevarono al suo avvicinarsi. Correvano davanti a lui, ammassandosi, roteando, alzandosi in spirali fino ai comignoli delle case.  Il vento le cacciava come un gregge impazzito che volava, fuggiva verso le porte di Parigi, verso il cielo della periferia.

 

Bertin aveva chiuso gli occhi. Da un mese qualsiasi cosa vedesse, provasse, qualsiasi cosa incontrasse nella vita, diveniva immediatamente una specie di accessorio della sua passione. Gettava il mondo e se stesso in pasto a quell’idea fissa. Tutto ciò che vedeva di bello, di raro, tutto ciò che immaginava di attraente, l’offriva subito mentalmente alla sua piccola amica, e non aveva più un’idea che non richiamasse il proprio amore.

 

Il pittore lo lasciava dire senza ascoltarlo, tenendolo per il braccio, sicuro di portarlo in breve tempo a parlare di lei, e camminava senza vedere nulla attorno a sé, imprigionato nel suo amore.

 

Vedendolo soffrire così, si rassegnò e si diresse verso il mobile. Aprendo il cassetto, lo scorse pieno fino all’orlo di un fitto strato di lettere ammassate le une sulle altre ; e riconobbe sopra tutte le buste le due righe dell’indirizzo che aveva così spesso scritto. Conosceva quelle due righe  – il nome di un uomo, il nome di una strada – come il proprio nome, come solo si possono conoscere le poche parole che hanno rappresentato nella nostra vita tutta la speranza e tutta la felicità. Guardava quelle piccole cose quadrate che contenevano tutto ciò che aveva potuto strappare da se stessa per darlo a lui, con un poco d’inchiostro, sopra un foglio bianco.

 

La contessa immobile, sentiva aumentare nell’anima un’intollerabile paura. Era assalita da incubi ; idee spaventose turbavano la mente ; le sembrò che le dita di Olivier si stessero raffreddando tra le sue.  Era vero? No, certamente ! Eppure da dove le era venuta quella sensazione di un contatto inesprimibile e gelido? Si sollevò, vinta dallo spavento, per guardare il viso di lui. Era disteso, impassibile, inanimato, indifferente ad ogni miseria, reso quieto improvvisamente dall’Eterno Oblio.

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