Il Fondamentalista Riluttante – Mohsin Hamid

Ma lo status, come in ogni società tradizionale e classista, declina più lentamente della ricchezza.

 

Lei crede che le redarguirà per l’inappropriatezza del loro abbigliamento, t-shirt e jeans? Presumo di no, quelle ragazze sembrano a proprio agio qui, e hanno l’aria di venirci spesso, mentre è lui che sembra fuori posto. Inoltre, una delle molte regole che governano i bazar di Lahore è questa: se una donna viene molestata da un uomo, ha il diritto di appellarsi agli istinti fraterni della folla, e si sa che la folla picchia a sangue gli uomini che infastidiscono le sue sorelle.

 

E’ straordinario, devo dire, come il fatto di trovarsi in Pakistan acuisca la sensibilità alla vista del corpo femminile. Non è d’accordo? Anche quell’uomo barbuto, che ancora adesso, signore, attira di tanto in tanto il suo sguardo circospetto, non riesce a impedirsi di lanciare occhiate alle ragazze a cinquanta metri da lui. Eppure non mostrano che il collo, il viso e i tre quarti inferiori delle braccia! E’ l’effetto della penuria; le nostre stesse regole di decoro ci rendono affamati di indecoroso. Inoltre, una volta sensibilizzati in questo modo, ci si anestetizza solo a poco a poco, se mai ci si riesce.

 

Ah, hanno cominciato ad accendere gli archi di lampadine colorate sospesi nell’aria sopra questo mercato! Un po’ pacchiane? Sì, ha ragione, anch’io avrei scelto qualcosa di meno vivido. Ma osservi i sorrisi sulle facce rivolte verso l’alto delle persone che ci circondano. E’ incredibile quanto possano essere teatrali le luci artificiali una volta  che la luce del sole è declinata, come possano toccare le emozioni, ancora adesso, all’inizio del ventunesimo secolo, in città grandi e luminose come questa. Pensi all’espressiva bellezza dell’Empire State Building illuminato di verde per il Giorno di San Patrizio o di azzurro la sera  della morte di Frank Sinatra. New York di notte è indubbiamente uno degli spettacoli più belli del mondo.

 

La confessione che chiama in causa l’ascoltatore è, come diciamo nel cricket, un demonio di palla da giocare. Se la rifiuti offendi chi si confessa, se l’accetti ammetti la tua colpa.

 

L’economia è un animale, – continuò Jim. – Si evolve. Prima ha bisogno di muscoli. Poi tutto il sangue che rimane può affluire al cervello. Era lì che io volevo essere. Nella finanza. Nella centrale di controllo. E ora ci sei anche tu. Tu sei il sangue che affluisce da una parte del corpo di cui la specie non ha più bisogno. La coda. Come me. Noi veniamo da luoghi ormai superflui”. Avevo finito di cambiare la gomma, perciò chiusi il cofano e aprì le portiere. “ La maggior parte della gente non se ne rende conto, ragazzo, – disse allacciandosi la cintura con un cenno del capo in direzione del buio edificio alle nostre spalle. – Così cerca d resistere al cambiamento. Ma il potere deriva dal diventare cambiamento”.

 

Concentrati sui fondamenti. Era il principio guida della Underwood Samson, inculcato dentro di noi fin dal primo giorno di lavoro.

 

Ma è la sostanza quel che conta; dopotutto le sto raccontando una storia, e in una storia ciò che conta – e immagino che lei, essendo americano, concorderà – è l’andamento della narrazione, non l’accuratezza dei dettagli.

 

lui né mia madre vollero parlare dell’eventualità di una guerra; insistettero perché mangiassi e raccontassi loro in dettaglio della mia vita a New York e dei miei progressi sul lavoro. Era strano parlare di quel mondo qui, come sarebbe stato strano canticchiare in una moschea; quel che è naturale in un posto può apparirci innaturale in un altro, e alcuni concetti faticano a viaggiare, o non ci riescono affatto.

 

Le rovine proclamano che l’edificio era bello.

 

Ma il suo bicchiere, signore, è vuoto già da tempo. Devo chiedere il conto? Un rapido cenno ed eccolo che arriva. Quanto, mi chiede? La prego di non preoccuparsi; lei qui è un ospite e questo, non è che una piccola cifra, spetta a me. Vuole fare a metà? Assolutamente no; e poi qui da noi si paga tutto o non si paga niente. Mi ha fatto ricordare quanto trovavo strano, appena arrivato nel vostro paese, che si dividesse il conto a metà. In queste faccende la mia educazione privilegia la reciproca generosità rispetto all’esattezza matematica; col tempo entrambe finiscono per pareggiare i conti.

 

…. ero tornato in Pakistan, ma non avevo del tutto cessato di abitare il vostro paese. Restavo emotivamente legato a Erica e avevo portato qualcosa di lei con me a Lahore, o forse sarebbe più esatto dire che avevo lasciato con lei qualcosa di me che non riuscivo a ritrovare nella mia città natale. Comunque, l’effetto di tutto ciò era un continuo altalenare del mio umore; mi travolgevano ondate luttuose, la tristezza e il rimpianto erano causati a volte da uno stimolo esterno, altre volte da un ciclo interno simile a quello delle maree, se posso usare quest’espressione. Reagivo alla forza di gravità di una luna invisibile dentro di me, e mi imbarcavo in viaggi che non avevo messo in conto.

 

 

Tali esperienze mi hanno convinto che non è sempre possibile restaurare i propri confini dopo che sono stati turbati e resi permeabili da una relazione: per quanto ci proviamo, non possiamo ricostruirci nella forma autonoma che in precedenza immaginavamo di avere. Qualcosa di noi si trova adesso all’esterno, e qualcosa di esterno è adesso dentro di noi.

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