Factotum, Charles Bukowski

Ecco l’unica cosa che serviva a un uomo : speranza. Era la mancanza di speranza che affossava un uomo. Mi ricordai dei miei giorni a New Orleans, mi ero nutrito solo di due merendine da cinque centesimi al giorno per settimane di fila per concerdermi il lusso di scrivere. Ma morire di fame, sfortunatamente, non migliorava l’arte. La ostacolava e basta. L’anima di un uomo ha le radici nel suo stomaco. Un uomo riusciva a scrivere molto meglio dopo essersi mangiato una costata di manzo e aver scolato una bottiglia di whiskey di quanto riusciva a produrre dopo aver mangiato una merendina da cinque centesimi. Il mito dell’artista morto di fame era una truffa. Quando ti eri reso conto che tutto era una truffa ti facevi furbo e cominciavi a dissanguare e a bruciare il prossimo tuo. Avrei costruito un impero sopra i cadaveri e le vite di uomini inermi, donne e pure bambini  – gliel’avrei messo in culo fino in fondo. Gliel’avrei fatta vedere io!

 

L’appello continuò. Pensai che fosse molto bello avere così tante opportunità di lavoro, e al tempo stesso mi preoccupava – probabilmente ci saremmo scannati fra noi in un modo o nell’altro. La legge del più forte.  In America c’era sempre qualcuno in cerca di lavoro. C’era sempre una riserva di materiale umano da realizzare. E io volevo fare lo scrittore . Quasi tutti erano scrittori. Non tutti però pensavano di poter fare il dentista o il meccanico , ma tutti sapevano di poter fare gli scrittori. Di quei cinquanta nella stanza, probabilmente quindici erano convinti di essere scrittori. Quasi tutti usavano le parole e le buttavano giù su un foglio, ergo, tutti potevano fare gli scrittori. Ma quasi tutti, per fortuna, non sono scrittori, e neppure tassisti, e alcuni – anzi, tanti – disgraziatamente non sono niente.

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