Banana Yoshimoto , Kitchen

Kitchen

 

Tornai sul divano e Yuichi arrivò con un tè bollente. Trovarmi in una casa che non conoscevo, davanti a una persona che avevo visto solo poche volte, mi diede una sensazione di sconfinata solitudine. Incontrai i miei occhi nella grande vetrata dove il paesaggio notturno, velato dalla pioggia, si perdeva nelle tenebre. Non avevo al mondo nessuno del mio sangue, potevo andare in qualunque posto, fare qualunque cosa. Provai una sorta di vertigine.  Stavo toccando con mano e vedendo con i miei occhi, per la prima volta, quanto fosse immenso il mondo e profonda l’oscurità e l’infinito fascino e solitudine di tutto ciò.

 

Anche quando ero pazzamente innamorata, o allegra per aver bevuto molto, dentro di me avevo sempre la consapevolezza che tutta la mia famiglia era una sola persona. La calma angosciosa che regna negli angoli delle stanze come una minaccia, e il vuoto incolmabile di una casa dove vivono un vecchio e un bambino, anche se la loro armonia è perfetta, sono sempre cose che nessuno mi ha mai spiegato, ma ho capito da sola molto presto.

 

Morta la nonna, anche il tempo di questa casa era morto.

 

Il suo viso sorridente mi rasserenò. Penso che non ci sia niente di meglio di un tè al pomeriggio insieme a una persona amica. Di lui conosco le posizioni strane che assume quando dorme, tutto lo zucchero e il latte che mette nel caffè, la sua ridicola faccia seria davanti allo specchio quando cerca di aggiustarsi i capelli col fon. Comunque, penso che quando stavamo insieme non sarei stata certo tranquilla come adesso accorgendomi che lo smalto delle unghie si era rovinato pulendo il frigo.

 

Chissà che un giorno non finisca con l’innamorarmi di lui, pensai. Quando mi innamoravo, io partivo sempre con un grande slancio, ma sentii che avrei anche potuto innamorarmi a poco a poco, in conversazioni come quella, come quando le stelle appaiono da qualche spiraglio di un cielo coperto di nuvole.

 

Però, chi nella vita non conosce almeno una volta la disperazione e non capisce quali cose valgano veramente, diventa adulto senza avere mai capito che cosa sia veramente la gioia. Io sono stata fortunata, “ disse.

 

Plenilunio – Kitchen 2

 

Quando persi i miei ero ancora bambina. Quando morì il nonno ero innamorata. Quando morì la nonna ero completamente sola. Ma in nessun caso mi ero sentita sola come in quel momento. Con tutta me stessa avrei voluto fermarmi : smettere di camminare, smettere di vivere. Il pensiero che ci sarebbe stato un domani, e poi un dopodomani, e poi una settimana, non mi era mai sembrato tanto insopportabile. Continuare a vivere nei giorni a venire con quella sensazione di sconforto totale, mi ripugnava. Mi era ingrata anche la mia figura che percorreva le strade come quelle di qualsiasi altro passante notturno senza rivelare lo scompiglio che avevo dentro.

 

I grandi personaggi nel loro semplice esistere emettono luce e rischiarano lo spirito di chi sta loro accanto.  Così, quando si spengono, inevitabilmente scende un’ombra pesante.

 

Essere diventata l’assistente della maestra di cucina mi era sembrata una cosa incredibile. É una donna famosa; oltre a dirigere il suo studio, ha importanti collaborazioni con la televisione e le riviste. Ho saputo che a presentarsi alla prova di assunzione erano state in tantissime. Pensavo di aver avuto una fortuna incredibile io che ero una principiante, a ottenere un lavoro del genere dopo solo un’estate di studio, e ne gioii in silenzio dentro di me. Quando vidi le ragazze che venivano a scuola a prendere lezioni di cucina, capii la ragione della mia fortuna. Il loro atteggiamento era diverso dal mio. Loro vivevano nella felicità. Erano state educate, forse da genitori affettuosi, a non oltrepassare mai i limiti di quella felicità, a qualunque cosa si applicassero. Così non conoscevano veramente la gioia . Non si può scegliere tra queste forme di vita. Ognuno vive solo come sa. Felicità è anche non accorgersi che in realtà si è soli. Non è mica una cosa da disprezzare. Si mettono il grembiule, ridono giulive, imparano a cucinare, si innamorano mettendocela tutta, magari anche con qualche lacrima e ansia, e infine si sposano. Una vita così non mi dispiacerebbe. È facile, è bella. Io, invece, quando sono stanca di tutto, quando ho i brufoli, quando di notte avverto la solitudine e telefono a tutti gli amici ma nessuno risponde, odio la mia nascita, la mia educazione, la mia stessa vita. Sono scontenta di tutto. Però quell’estate meravigliosa, in questa cucina … Non temevo scottature o ferite, non mi pesava stare in piedi tutta la notte. Ogni giorno ero eccitata al pensiero delle sfide che mi aspettavano il giorno dopo. Nella torta di carote che avevo fatto tante volte in modo da impararne il procedimento a memoria erano entrati anche frammenti del mio spirito. Amavo i pomodori rossi fiammanti, trovati al supermarket, più della mia vita. Dopo aver conosciuto una gioia simile, non posso tornare indietro. Voglio assolutamente continuare a sentire che un giorno morirò. Altrimenti non mi accorgo che vivo. Per questo è così la mia vita.

 

Sai che ho sempre pensato che tu saresti diventata un’artista. E l’arte per te è la cucina.”

 

Le parole sono sempre troppo crude e finiscono con lo spegnere luci preziose e fievoli come quella.

 

Quando, poco dopo, mia moglie morì, si seccò anche la pianta. Per inesperienza le avevo dato troppa acqua. Fu buttando l’ananas in un angolo del guardino che capii chiaramente, anche se in modo inesplicabile, una cosa. Una cosa che a dirla sembra banale. Capii che io non ero il centro del mondo. La quota di sofferenze nella vita non variava certo in rapporto a me. Non ero io che potevo decidere. Allora, pensai, tanto valeva godersi, per quanto era possibile, il resto.

 

Anche chi ama prima o poi dovrà morire. Però intanto è vivo.

 

Lo so con certezza. Era il cristallo scintillante dei tempi felici, riaffiorando all’improvviso dal sonno profondo della memoria, che ci aiutava ad andare avanti. Il profumo di quei giorni tornava a spirare nella mia anima come un fresco soffio di vento.

 

I ricordi veramente belli continuano a vivere e a splendere per sempre, pulsando dolorosamente insieme al tempo che passa.

 

Eriko non c’è più. Fu in quel momento , guardando quella scena, che lo seppi veramente. Yuichi e io, comunque andassero le cose, per quanto lunga e bella potesse essere la vita, non avremmo mai più potuto incontrarla. La gente camminava lungo il fiume infreddolita, la neve cominciava ad accumularsi sui tetti delle  automobili, gli alberi si piegavano al vento e dagli alberi secchi le foglie continuavano a cadere. La cornice di metallo della finestra luccicava fredda. A un tratto udii dietro la porta la voce festosa della maestra che veniva a chiamarmi: “

Mikage, sei sveglia? C’è la neve, la neve!”

“Arrivo!” gridai, e mi alzai. Mi vestii pensando: Comincia un altro giorno di realtà. Si ricomincia, come sempre.

 

Moonlight Shadow

 

Basta che pensi, di qualcosa, Voglio assolutamente saperlo, che subito mi accorgo di saperlo”, disse Urara come se pronunciasse una formula magica. Lo disse con tanta naturalezza da farmi pensare: Perché no, dopo tutto?

 

Quando eravamo abbracciati, conoscevo parole che non erano parole.

 

Mangiavo sempre con piacere quando ero insieme a lui. E questo mi sembra una cosa molto bella.

 

Vorrei essere felice. Più di continuare a scavare nel fondo del fiume, mi attira il pugno di sabbia dorata che ho trovato. Vorrei che tutte le persone che amo fossero più felici di quanto siano.

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